L’abbazia di Sant’Eutizio, uno dei complessi monastici più antichi d’Italia, sorge a poca distanza dal centro abitato di Preci, su una conformazione rocciosa di bianco calcare che domina la valle Castoriana.
L’origine dell’Abbazia di Sant’Eutizio si fa risalire al V-VI secolo, periodo in cui le valli appenniniche cominciarono a diventare il rifugio di numerosi monaci provenienti dall’Oriente che si ritiravano tra le conformazioni rocciose locali per dedicarsi ad una vita di povertà, contemplazione e ascetismo. Inizialmente solo piccole comunità di pochi individui organizzati in povere capanne che posero, però, le basi per la nascita della regola benedettina “ora et labora”.
Gregorio Magno, nei “Dialogorum“, racconta del venerando S. Spes, monaco siriano che, arrivato in Italia nel V secolo, fondò un piccolo oratorio dedicato alla Vergine in prossimità di una ricca sorgente d’acqua che ancora oggi irriga i territori circostanti. Per circa quarant’anni il monaco resse la comunità monastica, fino alla sua morte nel 510. Fu in tale occasione che ad uno dei suoi discepoli più devoti e ricco di virtù venne affidato il compito di proseguire l’opera del defunto maestro. Sant’Eutizio si trasferì presso il piccolo oratorio, ricavando nella roccia (oggi sormontata dal campanile) la cella in cui era solito raccogliersi in preghiera, insieme al compagno S. Fiorenzo anch’esso discepolo di S. Spes.
Alla morte di Sant’Eutizio, nel 536, si edificò in suo nome un monastero che contribuì in maniera decisiva allo sviluppo e ampliamento della piccola comunità. Occupandosi di agricoltura, allevamento, dello sfruttamento del bosco e dedicandosi alla guida spirituale degli abitanti del luogo, i monaci ottennero importanti donazioni, accrebbero la loro influenza economica e politica nella valle, divennero custodi del sapere e istituirono la famosissima Scuola chirurgica (soppressa nel 1215 con un decreto del Concilio Lateranense che vietava ai monaci di esercitare la professione).
I religiosi, per timore che il sapere maturato nei secoli andasse perso, ebbero la prontezza di divulgare le loro conoscenze agli abitanti dei villaggi limitrofi, preservando così le arti chirurgiche.
Nel 1180 si realizzarono alcuni lavori di restauro ed ampliamento della struttura, di cui resta menzione in una iscrizione sulla lunetta del portale d’ingresso. I lavori iniziarono per volere dell’abate Teodino I e si conclusero nel 1236 sotto la guida di Teodino II. Nei secoli successivi il monastero cadde in disgrazia, passò sotto il controllo del Comune di Norcia dal XIV al XV secolo e fu per qualche tempo occupato dai benedettini fino alla breve ripresa del XVII secolo, quando per volere dell’abate Crescenzi, fu costruito il bellissimo campanile che corona lo sperone roccioso delle celle dei Santi Eutizio e Fiorenzo.
Nel 1950 infine l’Abbazia venne completamente abbandonata e riportata alla luce solo alcuni decenni più tardi, alla fine del Novecento, grazie all’impegno del giovanissimo parroco Don Fabrizio Proietti, il quale ottenne il permesso di stabilirsi nella struttura ed offrì accoglienza in cambio di aiuti per ripristinare gli spazi abbandonati del complesso.
Oggi l’Abbazia di Sant’Eutizio ospita ancora una piccola comunità di monaci ma è aperta alla visita di pellegrini e devoti che vogliano raccogliersi in preghiera in un luogo speciale. La piccola chiesa in stile romanico è impreziosita dal bellissimo rosone circolare con i segni dei quattro evangelisti ai lati, all’interno al di sotto del presbiterio si trova la cripta che conserva un’urna contenente le spoglie del Santo titolare, mentre al piano superiore dell’Abbazia si trova il Museo della scuola chirurgica, da non perdere.