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Biblioteca comunale di Magione

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In un ottocentesco Palazzo costruito nel Corso Raffaele Marchesi, ultimato precisamente nel 1879, è ubicata la Biblioteca comunale di Magione. Intitolata alla poetessa Vittoria Aganoor Pompilj dal 1996.

L’edificio ospitò in origine una scuola femminile e un asilo per l’infanzia, ma attualmente custodisce il Fondo Aganoor-Pompilj. Esso è composto da numerose opere della collezione privata della poetessa italiana del tardo ottocento e di suo marito Guido Pompilj. Una personalità di spicco nell’ambito politico del tempo, il quale pose fine alla sua vita a seguito della tragica scomparsa della moglie. Il pregevole fondo comprende anche numerose monografie autografate, con preziose dediche alla poetessa da parte di alcuni dei maggiori letterati del tardo Ottocento, come Marinetti, Capuana, Fogazzaro, Palazzeschi e altri, oltre che giornali italiani e stranieri, riviste e stampe.

Tra le testimonianze più importanti custodite nella Biblioteca vi è un album fotografico. Commissionato nel 1896 da Guido Pompilj ai fratelli fiorentini Alinari, aveva lo scopo di testimoniare lo stato del lago Trasimeno, che Pompilj salvò personalmente dal prosciugamento.

Questa istituzione culturale magionese detiene attualmente circa quindicimila volumi, che si collocano sui quattro livelli di cui è costituito l’edificio.

La struttura dispone di una sezione dedicata ai ragazzi, che è arricchita da un laboratorio a scopo didattico. Ma anche di una sezione multimediale, di un’area dedicata all’Umbria e di una incentrata sul comprensorio del Trasimeno. All’interno della biblioteca è presente anche l’Archivio Storico comunale di Magione. Le sale della biblioteca accolgono anche diversi appuntamenti culturali, come rassegne letterarie, presentazioni e laboratori.

Lo storico edificio su cui sorge la Biblioteca Vittoria Aganoor ha subito dei profondi e rilevanti interventi di ristrutturazione e di manutenzione. Interventi che hanno riportato alcuni elementi della struttura, come il portone in legno dell’ingresso nel corso Marchesi, gli stipiti e l’arcata in pietra serena, al loro originario splendore ottocentesco.

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