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Torgiano

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Scopri Torgiano, il borgo dei sapori

Scopri con noi il borgo di Torgiano.  

Incastonata tra tralci di vite e piante d’olivo, Torgiano da sempre respira l’odore dei prodotti della sua terra: l’olio e il vino. La sua storia è millenaria e, molto probabilmente, risale al periodo etrusco. Lo testimoniano alcuni ritrovamenti nell’area circostante, nonché la vicinanza a Bettona, l’antica “Vettona” etrusca. Proprio con l’arrivo di questa popolazione, ebbe inizio la bonifica delle paludi del Lago Tiberino; il bacino che da San Sepolcro si estendeva fino a Terni. Tale opera di sottrazione dei terreni alle acque proseguì con i Romani, che costruirono canali per drenare l’acqua e proteggere le produzioni agricole.

Torgiano sorge sulla confluenza del Chiascio con il Tevere. Proprio quest’ultimo, in epoca etrusco-romana, era navigabile da Città di Castello a Roma. Infatti l’insediamento romano si sviluppò come importante porto fluviale. Fu distrutto però dai Goti di Agilulfo nel 595 d.C. e passò, in seguito, tra le proprietà bizantine. Mentre il vicino Rosciano si pose sotto il Ducato di Spoleto.
Torgiano rinacque nel XIII secolo con il Comune di Perugia, che decise la costruzione del castrum Torsciani. Lo edificarono sul luogo dove si trovavano resti dell’insediamento romano assieme ad alcune case, nell’area dell’attuale pieve di San Bartolomeo. Fu la stessa Perugia che edificò anche il castrum Grifonis, l’attuale Brufa; negli stessi anni Fra Bevignate costruì un Ponte Nuovo poco più a valle della confluenza del Tevere e del Chiascio.

Per secoli, il borgo fortificato seguirà le sorti della vicina città di Perugia e subirà le conseguenze delle sue lotte interne, come quelle dei nobili e dei raspanti. In occasione dell’occupazione da parte delle sue milizie, Muzio Attendolo Jacopo detto “Lo Sforza” si recò a Torgiano. Qui, secondo alcuni storici, conobbe quella che sarebbe divenuta la madre di suo figlio Francesco, futuro duca di Milano.

Nel 1426 al governo del borgo venne posto un vicario inviato da Perugia. In questo stesso periodo numerose famiglie dell’aristocrazia perugina si stabilirono a Torgiano, tra i quali gli Ubaldi e i Baglioni: proprio questi ultimi nel XVII secolo vi eressero il proprio palazzo, trasformato in Museo del Vino dalla Lungarotti. Successivamente, nel 1478 Torgiano fu devastata dalla peste e saccheggiata dai 10.000 soldati del Duca del Valentino. In tale occasione Cesare Borgia era accompagnato da Niccolò Machiavelli che qui scrisse una lettera sulla politica umbra. Nel 1540 la Guerra del Sale segnò la sconfitta di Perugia e il passaggio di Torgiano alle proprietà dello Stato della Chiesa, sotto cui rimarrà fino all’Unità d’Italia, fatta eccezione per il periodo napoleonico, che la vedrà annessa al Cantone di Deruta.

Durante il XIX secolo, mentre il resto della regione assistette ad uno sfaldamento delle grandi proprietà terriere, a Torgiano nacquero due importanti e vasti possedimenti. Erano una tenuta dei conti Meniconi Bracceschi, e una del futuro cardinale Pietro Ugo Spinola. Con l’Unità d’Italia e in seguito con l’industrializzazione degli anni Cinquanta-Sessanta, lo scenario sociale-economico continuò a mutare. Si indirizzò sempre più verso la modernizzazione e il potenziamento delle rendite. Grazie agli investimenti sul territorio, Torgiano è divenuto un eccellente centro di produzione di olio e vino (rinomati in tutto il mondo i suoi DOC e DOCG). Oltre ad essere un attrattivo polo culturale e naturalistico, data la bellezza del suo centro storico e il suo paesaggio rurale pressoché incontaminato. Tutte caratteristiche di un turismo alternativo e di qualità.

Torgiano è uno dei Borghi più Belli d’Italia, nonché, ovviamente, Città dell’Olio e del Vino, fa parte della Strada dei Vini del Cantico ed è Città Slow e membro della Comunità Montana Monti del Trasimeno. La sua storia è intrecciata a quella di Giorgio Lungarotti. Il padre della viticoltura umbra e protagonista indiscusso della storia torgianese, nel 1962 aprì la Cantina Lungarotti. Ancora oggi è una tappa imperdibile se si visita il borgo, così come il Museo del Vino, e quello dell’Olivo e dell’Olio. Entrambi gestiti dalla Fondazione Lungarotti Onlus. Accanto ai suoi due prodotti cardine, Torgiano offre squisiti piatti tipici a base di grano e farina, come la torta al testo, quella di Pasqua e la schiacciata, insieme a zuppe di legumi e ortaggi.

Numerosi gli eventi che animano la vita di Torgiano durante l’anno; inutile dire che la maggioranza di questi deve la propria origine alle tradizioni che ruotano attorno ai prodotti della propria terra. Come i Fuochi di San Giorgio, il 23 aprile, di buon auspicio al raccolto. Ad aprile e maggio potrete esplorare a piedi o in bici le campagne torgianesi e visitare le cantine in occasione di “Cantine Aperte”. Mentre a Pasqua a “Gustando il Borgo”, potrete degustare cibo e vini DOC e DOCG.

Per la ricorrenza di San Lorenzo, piatti tradizionali e spettacoli, e la notte precedente “Calici di Stelle”, con musica e punti di ristoro disseminati tra le vie del borgo. L’Agosto Torgianese si conclude con “I Vinarelli”, manifestazione in cui i protagonisti sono artisti che realizzano le proprie opere grazie a colori diluiti con vino. Ancora arte a novembre, in occasione di “Vaselle d’autore per il Vino Novello”, rassegna che ospita celebri artisti che lavorano la ceramica; nello stesso mese “Festa dell’Olio Nuovo”.

Scopri con noi cosa vedere a Torgiano. 

Exploring Umbria vi consiglia di iniziare la vostra visita da Piazza Matteotti. Là dove anticamente sorgeva la Porta del Forno, quindi addentratevi nel centro storico passando per Corso Vittorio Emanuele II. Vi imbatterete nell’Oratorio della Misericordia e nella settecentesca Chiesa di San Bartolomeo; per costruire il campanile della chiesa venne demolita una parte di mura castellane, ancora oggi visibili lungo via Tiradossi. Dalla stessa via è anche possibile accedere al Parco dei Mulini, incantevole percorso che costeggia il fiume Tevere. Di fronte alla chiesa sorge il seicentesco Palazzo Baglioni, ora Manganelli, e vicino Palazzo Pallavicini-Durazzo.

Proseguendo, dopo una meravigliosa vista sulla Valle del Tevere, si raggiunge lo slargo di fronte all’antica “Porta di Sotto”; in basso a sinistra la casa che fu dei Signorelli di Rosciano, che conservava al suo interno un piccolo oratorio. A questo punto imboccate un viale alberato dove troverete altri resti della cinta medievale, dominati dalla maestosa Torre della Jaccera.

Exploring Umbria vi suggerisce poi di percorrere Via di Mezzo, dove incontrerete a sinistra il Palazzo Comunale, facente angolo con Piazza Baglioni; dall’altro lato della piazza vedrete il bellissimo Palazzo Graziani Baglioni, sede del Museo del Vino. Al termine di Corso Vittorio troverete invece l’Oratorio di Sant’Antonio, che conserva all’esterno una Madonna con Bambino attribuita alla scuola di Domenico Alfani, pittore perugino, allievo di Raffaello. Superando Piazza Umberto I e camminando in Via Garibaldi, si incontra la chiesa di Santa Maria del Castello, un tempo collegata all’ospedale medievale che si trovava sulla piazza omonima; da qui potete percorrere Via del Mulino sul retro dell’edificio ed entrare in un piccolo wine bar, dal quale si accede all’Antica Fornace di Torgiano.

Se invece continuate sulla destra, potrete visitare il Museo dell’Olio, ospitato in un grande palazzo che era deputato alla molitura delle olive. Arrivate poi in Piazza della Repubblica, dove si trova Palazzetto Malizia, sede del MACC: Museo d’Arte e Ceramica Contemporanea. Tornando verso Piazza Matteotti, prendete Viale della Rimembranza che vi condurrà alla Torre Baglioni, monumento simbolo di Torgiano, e ancora alla chiesa di Santa Maria dell’Olivello.

Durante l’intera visita del borgo, vi suggeriamo di prestare attenzione alle numerose opere degli artisti contemporanei che hanno voluto omaggiare la storia di Torgiano. Tra questi Nino Caruso, che ha realizzato la Fonte di Giano in Piazza Baglioni e la Fonte dei Cocciari in Piazza Santa Maria, e le pitture di Mario Madiai. Ancora, tra i vicoli, potrete ammirare gli affreschi di Elvio Marchionni e Marc Sardelli, che evocano antichi mestieri torgianesi.

A questo punto Torgiano non avrà più segreti per voi, ma Exploring Umbria vi consiglia di esplorarne anche i dintorni: lungo la strada provinciale che va verso nord, è situata la bellissima Villa Goga. Poco distante e sempre nella stessa area, troverete tombe romane del I secolo d. C. In direzione di Deruta, trovate la Villa della Montagnola, mentre se andate verso Bettona, merita una visita la frazione di Ponte Rosciano, dal nome del ponte sul Chiascio ivi costruito nel 1425: da lì salite verso l’antico Castello di Rosciano, che oggi è proprietà privata, utilizzato per ospitare eventi.

Nei pressi di piazza Santa Maria, entrate nel wine bar L’U e lasciatevi trasportare indietro nel tempo dall’antica fornace di Torgiano, ricavata nello spessore delle mura medievali del borgo. All’interno è possibile ammirare i locali in cui lavoravano tornianti e decoratori. Quegli spazi oggi sono utilizzati per esposizioni d’arte, ma ospitano ancora l’ultimo carico di vasellame lì prodotto per usi quotidiani.

A Torgiano, infatti, la fabbricazione di terrecotte era assai fiorente. Nelle mura furono ricavate numerose fornaci a legna, rimaste attive fino all’inizio degli anni Settanta. La ricchezza di argilla e di boschi nel territorio di Torgiano, nonché la sua posizione sulla confluenza dei fiumi Tevere e Chiascio favorirono tale attività. Erano, infatti, a disposizione tutti gli elementi essenziali dell’arte ceramica.
Ovviamente i manufatti erano legati alla produzione agricola, e in particolare alla viticoltura; Torgiano era un tempo disseminata di botteghe e alcune ancora oggi proseguono la preziosissima tradizione legata alla ceramica e alle terrecotte.

Brufa, il cui nome originario era Castel Grifone, fu fondata dai Perugini nello stesso decennio in cui venne costruita Torgiano, tra il 1260 e il 1276. Fu decisiva la volontà del Comune di Perugia di rafforzare la propria posizione lungo il confine sud. Brufa infatti costituiva un importante punto strategico e si trovava su una strada collegata alla Via Amerina.
La sua conformazione, a cerchi concentrici di edifici e strade, non era usuale al tempo. Ci fa dunque pensare che sia sorta su di una struttura antecedente. Forse si trattava di un santuario agreste etrusco, come testimoniato da pietre falliformi rinvenute vicino alle mura del castello.

Come Torgiano, il piccolo borgo seguì le vicende di Perugia. Nel 1363 divenne così scenario delle sanguinose battaglie tra i perugini insorti e l’esercito di papa Urbano V. Nonostante la sua cinta muraria abbia subito danni durante la Guerra del Sale, oggi si presenta pressoché intatta.
Fin oltre la metà del Quattrocento, Brufa rimase sotto l’influenza delle famiglie perugine Cinelli e Baglioni. Ma quando Cinello Cinelli morì, i beni della famiglia andarono all’Ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia.
Durante il periodo napoleonico Brufa fu annessa al Cantone di Deruta. Nel 1825 l’Ordine di Malta vi istituì una Commenda che fu affidata alla famiglia dei conti Meniconi Bracceschi. Con l’Unità d’Italia entrò a far parte del comune di Torgiano.

Come quest’ultimo, anche la tradizione di Brufa è basata sull’attività agricola, in particolare viticola, ed è attorniata da un mare di oliveti. Ciò che la rende davvero speciale, però, è il suo rapporto con l’arte: nel 1987 prende infatti il via la manifestazione “Scultori a Brufa. La strada del Vino e dell’Arte”, che ha portato alla realizzazione del Parco delle Sculture contemporanee.

L’evento, nato dalla collaborazione di Pro Loco e Comune, invita ogni anno un artista a collocare una sua opera in permanenza sulla collina di Brufa. Numerosissimi sono gli artisti che hanno reso omaggio a Brufa con le loro opere (tra questi Mario Pizzoni, Nino Caruso, Gino Marotta, Federico Brook e Beverly Pepper), simbolo dello scambio incessante dell’armonia tra uomo e natura; si tratta di un’esperienza artistica moderna e intensa, che non ha eguali. Ad una passeggiata contemplativa nel Parco, Exploring Umbria suggerisce di abbinare una visita alla collezione Joaquin Roca Rey. Lo scultore peruviano che ebbe un legame particolare con Brufa.

Il Museo del Vino di Torgiano (MUVIT) è aperto al pubblico dal 1974. È gestito dalla Fondazione Lungarotti Onlus e interamente ideato da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti. Ha sede in Palazzo Graziani-Baglioni, nel centro storico di Torgiano.

Il Museo del Vino di Torgiano (MUVIT) nasce dalla passione della famiglia Lungarotti per il vino e dalla forte volontà di sostenere l’economia vitivinicola internazionale. La sua collezione si sviluppa in venti sale. Espone oltre 3000 manufatti che hanno legami con il prezioso nettare prodotto dalla vite: si tratta dunque di un vero e proprio museo interdisciplinare. Si fa portavoce del millenario dialogo tra arti decorative e vino dei popoli che hanno abitato, nei millenni, l’Europa continentale e il bacino del Mediterraneo.
Si spazia dunque da vasi hittiti a ceramiche greche, etrusche e romane, contenitori vinari medievali, rinascimentali e barocchi, prodotti d’arte orafa, tessuti e testi di enologia: ogni oggetto è espressione dell’impronta del vino nelle sue vicende storico-artistiche.

Ponte Rosciano è una piccola frazione di Torgiano che prende il nome dal ponte che, nel 1425 circa, fu fatto costruire sul fiume Chiascio da Ranieri Montemelini, signore della zona. Edificato in pietra, nel 1896 subì ingenti danni a causa di una piena e fu completamente distrutto per il passaggio del fronte della Seconda Guerra Mondiale. È stato ricostruito come lo vediamo oggi tra il 1945 e il 1946. Sull’altura che sovrasta Ponte Rosciano, sorge il meraviglioso Castello di Rosciano, costruito su un sito etrusco e poi romano, distrutto da Totila nel 548, di nuovo sorto con maggior splendore e considerato inespugnabile per tutto il Medioevo.

La prima testimonianza storica della sua esistenza risale al 1038; prima di divenire possedimento dello Stato della Chiesa, fu proprietà di numerosi potenti signori, tra cui i Baglioni.
Nel 1266 vi fu traslato il corpo di San Crispolto dalla Badia di Passaggio di Bettona. Dopo la costruzione del castello di Torgiano, iniziarono una serie di conflitti tra gli abitanti delle due località, che sfociarono in veri e propri scontri armati.
Oggi, il Castello di Rosciano è di proprietà privata: un luogo magico e incantevole, utilizzato come location per grandi eventi.

La costruzione della chiesa di San Bartolomeo, oggi chiesa parrocchiale, avvenuta su progetto dell’architetto romano Antonio Stefanucci, si concluse nel 1805. Per la sua edificazione, però, si rese necessaria la demolizione della chiesa preesistente, risalente alla fine del XIII secolo; infatti, a quel tempo, l’incentivazione al popolamento di Torgiano da parte del Comune di Perugia aveva reso necessaria la costruzione di un luogo di culto.

La chiesa di San Bartolomeo, in pieno centro storico di Torgiano, si presenta oggi a pianta basilicale. È affiancata da un campanile a pianta quadrata edificato nell’antica torre, che era prima un cimitero cittadino, e che in età medievale costituiva il cassero della porta orientale del castello di Torgiano. La sommità dell’edificio è stata rivestita in cotto, così come la facciata della chiesa. Alla base del campanile invece è situato l’Oratorio della Compagnia della Morte, o della Misericordia. Costruito nel 1587 e restaurato nel 1714, oggi sconsacrato e destinato ad ospitare mostre.

L’interno della chiesa è a navata unica coperta da volta a botte e abside decorata da Ascanio Guglielmo di Panicale e Gaspare e Olimpio Colli di Piegaro nel 1937. Lavori eseguiti in seguito ad un rovinoso incendio che l’anno precedente aveva danneggiato il luogo di culto.
All’interno presenta quattro altari laterali stuccati, che conservano dipinti e sculture. Tra le quali un’Apparizione dello Spirito Santo agli Apostoli del 1590, uno Sposalizio della Vergine del 1814, una statua dell’Immacolata Concezione, e una Deposizione dell’artista baroccesco Felice Pellegrini, dipinta nel 1588 e, probabilmente, proveniente dall’Oratorio della Misericordia.

Dal XVI al XIX secolo le maggiori famiglie aristocratiche perugine costruirono ville e palazzi nel territorio torgianese per controllare le proprie proprietà terriere: tra queste, i Baglioni, che nel Seicento edificarono un palazzo nel centro di Torgiano, che inglobava sei case e un cortile, e che avrebbe permesso loro un più vicino controllo sulla terza parte della Signoria di Rosciano, che avevano ereditato dai Signorelli alla fine del XVI secolo. Nell’Ottocento, il palazzo passa nelle mani della famiglia genovese Pallavicini-Durazzo che lo pone in affitto, ricavandone una rendita. Successivamente Palazzo Baglioni entra tra i possedimenti della famiglia dei Manganelli, importanti proprietari terrieri.

Nonostante la sua costruzione risalga all’epoca barocca, Palazzo Baglioni Manganelli, presenta forme molto sobrie. Esso si sviluppa a “L” su corso Vittorio Emanuele II ed è stato parzialmente demolito per la costruzione di un palazzo a tre piani.
Internamente, conserva un pozzo medievale che, a volte, per volontà dei condomini, è aperto al pubblico. Nell’atrio interno, d’estate, vi viene allestita la mostra dei “Vinarelli”.

La chiesa di Santa Maria dell’Ulivello sorge al termine di Viale della Rimembranza a Torgiano. Per la sua prossimità al cimitero, viene anche chiamata “Chiesa del Camposanto”. Fu edificata tra il 1564 e il 1566 ed appartenne alla Pieve di San Bartolomeo fino al XVII secolo, per poi essere unita alla chiesa della Compagnia della Morte. Ed è proprio qui che la Confraternita della Morte, votata all’adempimento di Opere di Misericordia, molto probabilmente fu fondata.

Oggi, la chiesa è di proprietà comunale e vi amministra il culto la parrocchia di San Bartolomeo. L’edificio venne restaurato nel 1764 e, di recente, nel 2003. Quest’ultimo intervento ha portato alla luce affreschi e decorazioni risalenti al tempo della costruzione della chiesa.
All’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Ulivello si trovano tre altari e sopra il maggiore è situato un mirabile affresco seicentesco che rappresenta una Madonna col Bambino e i Santi Giuseppe e Giovanni.

Il MACC (Museo d’Arte Ceramica Contemporanea) ha sede in Palazzo Malizia, recentemente restaurato, e ospita le cinquantotto opere donate da Nino Caruso. L’eccezionale ceramista italiano che ebbe un legame speciale con la città di Torgiano, testimoniato dalle numerose opere che adornano il centro storico e i dintorni. La collezione è costituita da vasi, lucerne e altri manufatti realizzati a partire dagli anni Cinquanta.
Il secondo nucleo del Museo d’Arte Ceramica Contemporanea mantiene un legame con l’artista, poiché conserva le opere realizzate in occasione della manifestazione, che si tiene a novembre, “Vaselle d’Autore per il vino novello” curata proprio da Nino Caruso. Il terzo e più recente nucleo espositivo è “Ampolliere di giovani artisti per l’olio nuovo”: creazioni di allievi d’Accademie e Istituti d’Arte di tutta Europa, realizzate durante laboratori artistici torgianesi.

L’Oratorio di Sant’Antonio Abate sorge nel centro storico di Torgiano, al termine di Corso Vittorio Emanuele II. Fu edificato nel XV secolo quando fu istituita la Confraternita di Sant’Antonio. Le prime attestazioni risalgono però al 1764, quando la chiesa passò sotto il controllo del conte Francesco Baglioni.
Nel 1920 parte della chiesa diventò asilo e magazzino. Ebbe così inizio un lento declino, che si concluse nel 1960 con lo scioglimento della Confraternita. Recentemente l’oratorio è stato oggetto di restauro da parte del Comune di Torgiano, che vi organizza manifestazioni culturali. Nella seconda decade di gennaio, nel piazzale antistante la chiesa, si celebra ancora la Festa di Sant’Antonio.

L’esterno dell’edificio, sul lato più corto, conserva una meravigliosa Madonna col Bambino, affrescata nel Cinquecento da un artista della scuola di Domenico Alfani, allievo di Raffaello. Molto probabilmente, l’affresco era conservato all’interno di una struttura chiusa, forse una cappella, mentre oggi, seppur si trovi all’esterno, è protetto da un passaggio coperto.
Ancora all’esterno dell’oratorio, sulla sommità di una nicchia, è visibile un affresco seicentesco che ritrae Sant’Antonio Abate; nella parte inferiore della stessa nicchia si trova una fontana in pietra.
All’interno invece, si conservano tracce di decorazioni pittoriche e plastiche, tra cui un altare barocco con colonne tortili.

Il Palazzo del Municipio di Torgiano, o Palazzo della Comunità, fu costruito proprio al momento della fondazione del romano castrum Torsciani, ma col passare dei secoli numerosi interventi ne hanno mutato l’aspetto originale.
Fu restaurato per la prima volta nel 1588: in quell’occasione fu rifatto il tetto e vennero consolidate le mura, mentre nel 1788 fu aggiunto un terzo piano destinato all’abitazione del medico condotto di Torgiano. Al tempo, al primo piano si trovavano un forno, una panetteria e una stufa, mentre al secondo la scuola e la segreteria. Quando arrivò la linea telefonica in Italia, nel palazzo fu posto il telefono pubblico, insieme all’ufficio delle poste.
Negli ultimi anni, il Comune di Torgiano ha effettuato lavori di adeguamento normativo e ristrutturazione per poter adibire l’edificio a residenza comunale.

Uno dei principali punti d’interesse di Torgiano, Palazzo Graziani Baglioni, si trova all’angolo tra il corso principale e Piazza Baglioni. Si tratta di uno splendido modello di dimora agricolo-gentilizia umbra. Nacque come residenza estiva della famiglia perugina dei Graziani, eredi della Signoria di Rosciano, che dividevano con gli Ansidei e i Baglioni. La loro ultima discendente, Anna, sposò il conte Pietro Baglioni nel 1774 e così il Palazzo acquisì il doppio titolo “Graziani-Baglioni”. Esso fu costruito su tre piani alla fine del XVII secolo, inglobando resti di edifici preesistenti; all’ingresso è posizionata una lapide a ricordo della fine dei lavori che avvenne nel 1694.

Nella facciata del palazzo, che si affaccia su corso Vittorio Emanuele II, si aprono il portone principale, dal quale si ha accesso alla scalinata che conduce alla parte residenziale, e il portone secondario, vecchio ingresso alla parte agricola del palazzo, dove si trovavano i magazzini dei prodotti e delle attrezzature, e i locali adibiti all’amministrazione della proprietà terriera. Proprio quest’ultimo ingresso oggi porta al Museo del Vino della famiglia Lungarotti.

Nella parte residenziale, invece, vi è una mirabile galleria affrescata da Paolo Brizi nella seconda metà del Settecento, in cui sono rappresentati i quattro continenti; sempre nello stesso piano, quello nobile, si trovano una ricca biblioteca e sale con mobili d’epoca. Nel salone delle armi, preziosi pezzi d’artiglieria.
All’esterno si apre un bellissimo giardino con un muro di cinta, e spazi che un tempo erano le scuderie. In una nicchia, il pittore contemporaneo Mario Madiai ha affrescato una Resurrezione. Un altro giardino, circondati da un’architettura settecentesca e chiuso da un cancello in ferro, si trova davanti all’ingresso principale.
Oggi, Palazzo Graziani Baglioni è chiuso per restauro e visitabile su prenotazione.

Palazzo Pallavicini-Durazzo si trova di fronte a Palazzo Baglioni Manganelli, dalla parte opposta della strada, e con questo presenta non pochi tratti in comune. Entrambi infatti erano dimore di importanti famiglie che nel territorio di Torgiano controllavano grandi proprietà terriere. Il Palazzo appartenne ai Signorelli di Rosciano e poi ai marchesi Pallavicini Durazzo di Genova.
Fu costruito inglobando edifici minori preesistenti: una cantina con un granaio, una stalla, una legnaia e un mulino per l’olio. Originariamente, fu costruito con materiali diversi, che erano visibili nel prospetto diviso in due ordini dalla loro bicromia.
Nel 1494 circa, sopra le mura in arenaria grigia, venne costruita una sopraelevazione in mattoni. Nel Novecento, Palazzo Pallavicini-Durazzo fu parzialmente demolito per la costruzione di un moderno edificio a tre piani.

I fiumi Tevere e Chiascio sono intrecciati alla storia torgianese sin dai primordi, tanto che una delle ipotesi sull’origine etimologica di Torgiano sostiene che il nome derivi da “turris amnium”, ossia “torre dei fiumi”. Il Parco dei fiumi, o “dei Mulini”, collega le frazioni del territorio di Torgiano al preesistente Parco fluviale del Tevere e porta questo nome poiché numerosi sono i mulini ancora visibili lungo il corso del Chiascio. L’esistenza di quattro tra questi, è attestata sin dal 1330: tre appartenevano al monastero di San Pietro di Perugia, uno a Nallo di Cinolo di Giovanni, nobile di Rosciano.

Iniziando la passeggiata da Ponte Rosciano, incontrerete un ex mulino trasformato in abitazione privata di proprietà Orcidi e due di proprietà Silvestri, uno per l’olio, e uno per il grano, posizionato sull’acqua.
Forse il più affascinante è il Mulino della Palazzetta, tra Ponte Rosciano e Pontenuovo, che si trova in una torre trecentesca a tre piani, sull’acqua; questo stabilimento era di fondamentale importanza per la sussistenza delle popolazioni del luogo, poiché vi si potevano molire grandi quantità di cereali. Proprio per questo, subì numerosi assalti, anche dalle truppe pontificie nel XVI secolo.
Anch’esso, dal 1976, è di proprietà dei Silvestri, un’antica famiglia di mugnai di Bevagna, e ancora oggi produce farina e crusca grazie alla sola forza motrice dell’acqua e alle macine di pietra.

Oltre ai mulini, godetevi il suggestivo paesaggio offerto dal Parco dei Fiumi di Torgiano, con la folta vegetazione di pioppi, querce, salici e acacie, e con la fauna locale, tra cui le anatre selvatiche in migrazione d’inverno e a primavera.

La Soprintendenza Archeologica dell’Umbria ha portato alla luce tombe romane e resti di insediamenti in una zona pianeggiante di Torgiano destinata alle coltivazioni agricole, in un’area dove passava la via Amerina.
Per prima, negli anni Settanta, fu trovata una tomba risalente al I secolo d.C.: a pianta rettangolare, in opera cementizia coperta da volta a botte. Purtroppo però l’aratro con cui si stavano dei eseguendo lavori agricoli al momento della scoperta, ha danneggiato parzialmente il manufatto. La tomba apparteneva ad una donna, come testimonia il corredo funebre rinvenuto poco distante.

Nel 2002, in un’area attigua, sono state scoperte strutture riconducibili a un insediamento rustico, risalente a tre distinte fasi che vanno dalla fine del II secolo a.C. alla prima età imperiale. Si tratta di cinque ambienti, identificati come probabile fornace all’aperto: si conservano infatti porzioni di pavimento in coccio pesto con una vasta zona di bruciato, ricca di vetro, scorie di ferro e materiali ceramici. Inoltre, la presenza di frammenti di anfore e orci ha indotto a pensare che tale impianto fosse collegato alla produzione di vino.

Emblema della città medievale di Torgiano, Torre Baglioni, in omaggio alla potente famiglia perugina, o Torre della Guardia del Castrum Torsciani, è posta in Viale della Rimembranza, dunque esternamente alla cinta muraria. Proprio per questa posizione distaccata dal centro della città, essa costituì fino alla metà del XV secolo, l’ingresso di un’area doganale. Da qui infatti passavano merci che dal centro Italia si imbarcavano per Roma attraverso il Tevere.
L’edificazione della Torre risale al XIII secolo e fu voluta per controllare la Valle Tiberina e quella Umbra; costruita in pietra arenaria locale su base rettangolare, ha una merlatura guelfa sostenuta da beccatelli.
Il recente e lungo restauro della Torre Baglioni di Torgiano ha permesso di ammirarla in tutto il suo primitivo splendore. L’interno è visitabile su prenotazione.

La Villa della Montagnola sorge su una piccola altura in direzione di Ponte Rosciano, in un’area ricoperta di vegetazione che veniva chiamata “Poggio di Manente”; si raggiunge dalla strada principale, camminando attraverso un tortuoso viale di pini immerso nella macchia. La Villa fu costruita nel XVIII secolo. Ma già tra il IX e il XIII al suo posto si ergeva un castello di proprietà della famiglia Mammoli, che fu distrutto nel 1298 dai torgianesi; a quel tempo infatti, scoppiò un conflitto tra Torgiano e Bettona per il controllo dei mulini sul Chiascio.

La Montagnola fu la residenza di rappresentanza dei Baglioni, che iniziarono a costruirla sulle rovine del precedente castello nel 1724. La potente famiglia perugina possedeva un Palazzo (Palazzo Manganelli) nel centro di Torgiano, dal quale si vedeva la Villa; secondo la tradizione, quando venne costruita la chiesa parrocchiale che ne impediva la vista, i Baglioni si trasferirono a Palazzo Graziani.

L’edificio presenta una sezione centrale sopraelevata e quattro facciate in cotto costruite attorno a una corte; all’inizio del XX secolo vi è stato aggiunto il piano attico e il coronamento dell’orologio laterale. Il tutto è oggi ricoperto da una florida e meravigliosa vite americana.
L’interno della Villa della Montagnola è decorato con medaglioni in stucco, affreschi a trompe-l’oeil, statue, e bassorilievi, e ancora cariatidi e festoni di gusto tardo barocco.
Dal cortile è possibile entrare in una cappella dedicata all’Immacolata Concezione, che venne istituita da subito come oratorio pubblico, nonostante si trovasse all’interno di una casa privata.
L’ultimo discendente che vi dimorò fu Benedetto Baglioni. Il noto studioso e scrittore, è sepolto nella cappella. Nel 1934 la proprietà venne acquistata dai conti Fedeli Iraci; oggi è residenza degli Iraci Borgia ed è aperta alle visite.

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Torgiano è un borgo che vive dell’amore per la terra e suoi prodotti: l’uomo li lavora e ne fa addirittura opere d’arte. Exploring Umbria vi accompagnerà alla scoperta di questa terra, attraverso percorsi naturalistici, in bici o a piedi. Numerosissimi sono gli itinerari, in particolare lungo i sentieri del vino e dell’olio, dove all’esplorazione di paesaggi incontaminati, potrete coniugare la degustazione dei prodotti.
Inoltre, Exploring vi consiglia di raggiungere la località di Brufa, partendo da Torgiano; lungo la strada e tra le vie del borgo ammirerete monumentali e bellissime sculture, realizzate da artisti contemporanei di fama internazionale, che dialogano perfettamente con l’ambiente circostante.
E se avrete voglia di scoprire tali meraviglie naturalistiche e artistiche vivendo un’esperienza speciale, lo potrete fare a cavallo.

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