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Trevi

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MTB Bevagna: escursione tra i Castelli

MTB Bevagna: 24 km di carica e spinta sui pedali per ammirare le fortificazioni e le antiche meraviglie intorno al borgo umbro.

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MTB Trevi: la campagna fra Trevi e Montefalco

MTB Trevi è un percorso adatta a tutti, che taglia la magnifica valle umbra fra Trevi e Montefalco.

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Percorso in bici a Bevagna e Santa Maria degli Angeli

Un magnifico percorso in bici tra Bevagna, Spello e Santa Maria degli Angeli.

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Percorso in bici a Montefalco e Bevagna

Un percorso in bici tra Montefalco e Bevagna per esplorare i colli centrali della valle umbra, scalandone alcuni per scoprire i misteri che nascondono.

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Un percorso in bici da Bevagna lungo la valle dominata dal monte Subasio, una pedalata adatta a tutti.

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Il percorso in bici ad Assisi per l’antica via degli ulivi è adatto a tutti, per godersi le dolci colline fra Spello ed Assisi.

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Percorso in bici in Umbria: Trevi, Giano e Montefalco

Uno caratteristico percorso in bici in Umbria attraverso splendidi paesaggi e antichi borghi.

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Percorso in bici sulla via di Francesco

Un percorso in bici verso Assisi sulle orme di San Francesco, sulla via e i luoghi percorsi dal Poverello.

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Percorso in bici Trevi Spoleto: l’esperienza di una tranquilla pedalata, protetti e ammaliati dai magici colli della Valle Umbra.

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Un tour enogastronomico alla scoperta delle cantine più rinomate di Montefalco.

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Tour in bici del vino: Torgiano e Deruta

Il tour in bici del vino prevede un percorso tra vigne e colline fino alla scoperta di antichi mestieri e di arti ricercate, tra Torgiano e Deruta.

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Scopri Trevi, il borgo immerso tra gli ulivi

Scopri Trevi, il borgo immerso tra l’argento degli ulivi.

La bellezza di Trevi vi colpirà ancor prima di addentrarvi nelle antiche mura romane e medievali del borgo. La noterete, infatti, già dalla strada che percorrerete per arrivarvi. Balzerà ai vostri occhi quest’incantevole paese che si arrampica, come una chiocciola, su di una collina appendice del Monte Serano. Quest’ultimo si staglia dietro al paese insieme al Monte Brunette, entrambi ricoperti da distese di boschi e prati. Il vero spettacolo è, però, il vasto mantello argenteo che circonda il paese: ettari di oliveti, il tesoro di Trevi. Ai piedi del borgo si estende la valle solcata dal fiume Clitunno. Questo fiume ricoprì un importante ruolo in tutta la storia della città, arrivando ad essere divinizzato in epoca romana.

I Romani infatti conquistarono Trevi nel 284 a. C., ma le sue origini risalgono a molto tempo prima. Nel suo territorio si stabilirono civiltà preistoriche e in seguito fu città del popolo umbro. Così come testimoniato dall’arcaica iscrizione sulla stele di Bovara, scoperta di recente. Proprio dalla lingua di questa antica popolazione risalirebbe il nome della città: essi indicavano con la parola “trebeit” gli agglomerati urbani. La leggenda lega l’etimologia di Trevi a Diana Trivia, dea della caccia, a cui gli abitanti della città erano molto devoti; un tempio ad essa dedicato si dice sorgesse sulla sommità del colle, ove oggi troviamo il Duomo. In età imperiale, “Trebiae” si espanse e nacque una vera “civitas” in pianura, in località Pietrarossa: qui sorsero numerosi edifici monumentali. Tale sviluppo fu reso possibile dalla presenza dell’importante via Flaminia, che conduceva a Roma, come anche il fiume Clitunno, a quel tempo navigabile.

Il primo vescovo di Trevi fu Emiliano, oggi patrono della città. Lo martirizzarono i romani sotto Diocleziano: secondo la Passio Sancti Miliani, lo legarono ad una giovane pianta di ulivo e lo decapitarono. La pianta ultramillenaria è tutt’ora esistente: si trova a trecento metri dall’abbazia benedettina di Bovara. È l’ulivo più antico d’Umbria, che ha resistito alle innumerevoli “galaverne”, o “gelate”, che piagano il territorio.
Con la decadenza della potenza romana, i trevani decisero di spostarsi dalla pianura al colle. Per essere più sicuri dai costanti e intensi terremoti, e per difendersi dalle invasioni barbariche. Costruirono infatti mura a tre ordini di scarpata e senza feritoie.

Il borgo subì la conquista longobarda e passò sotto il Ducato di Spoleto, fino a divenire libero comune, guelfo, nel ⅩⅡ secolo. Simbolo delle libertà comunali è la Torre Civica, ancora oggi visibile in Piazza Mazzini, centro della città. Nel 1214 il duca di Spoleto rase al suolo Trevi. Successivamente la città si alleò a Perugia. Secondo l’antica letteratura francescana, in questi anni si recò a Trevi, compiendo un miracolo, San Francesco; in seguito a questo evento si diede inizio alla costruzione del convento che attualmente ospita il Museo di San Francesco e quello della Civiltà dell’Olio.
A partire dal 1400, grazie all’avvento degli ordini mendicanti, nacquero il Monte di Pietà e vari Monti frumentari. Nonché numerose confraternite. Come quella che amministrava l’Ospizio della città, che si trova in uno stretto vicolo a sinistra del Palazzo Comunale e in cui sono conservati resti di affreschi tre-quattrocenteschi.

I periodi di maggior splendore di Trevi furono il Medioevo e il Rinascimento, caratterizzati da floridi commerci, in larga parte di olio; la città divenne così importante da essere chiamata il “porto secco”. Furono costruiti gli splendidi palazzi nobiliari che ancora oggi possiamo ammirare camminando tra le vie del borgo, e si sviluppò un’intensa attività culturale. Per favorire la circolazione di denaro vennero chiamati banchieri ebrei, tanto che si formò il quartiere ebraico. I cui tratti distintivi possono essere osservati nello stile di Palazzo Natalucci, a pochi passi dalla piazza. Evento da annotare è la nascita a Trevi della quarta tipografia italiana e prima società tipografica al mondo, nel 1470. Nel 1784 papa Pio Ⅵ reintegrò Trevi al rango di città.

Una delle problematiche che Trevi dovette affrontare lungo i secoli fu l’approvvigionamento idrico. Il problema fu risolto nel 1928 grazie alla costruzione del celebre acquedotto, che conduceva l’acqua dal Clitunno alla città. Prima di questo importante intervento, i trevani disponevano di cisterne cittadine. Mentre le famiglie più ricche dotavano i propri palazzi di personali sistemi di rifornimento: ne potrete osservare uno nell’androne di Palazzo Valenti, in via San Francesco.

Trevi è uno dei Borghi più belli d’Italia, nonché città Bio e Slow, Bandiera arancione del Touring Club ed ha ottenuto la certificazione Emas. Il riconoscimento più prestigioso, però, è la sua qualifica a Città dell’Olio: Trevi custodisce infatti 200.000 piante ed è parte della DOP “Umbria” Colli Assisi-Spoleto. Il suo olio extravergine di oliva dallo squisito gusto fruttato, amaro e piccante, è di altissima qualità ed ha, inoltre, numerose proprietà benefiche; si produce secondo metodi tradizionali e accompagna i semplici, ma buonissimi piatti della tradizione culinaria umbra.

Altro prodotto locale è il Sedano Nero. Tipicamente trevano e coltivato in valle, dove il suolo è particolarmente fertile e dove era presente, alcuni secoli fa, un lago. Il sedano è presidio Slow Food. La sua coltivazione è antichissima, documentata fin dal V secolo a. C. Potrete acquistarlo ad ottobre, alla Mostra Mercato del Sedano Nero e della Salsiccia, oppure al Mercato Contadino, ogni quarta domenica del mese. Magari assieme alle gustose castagne di Manciano, frazione di Trevi.

In effetti, la città offre molte opportunità di svago durante tutto l’arco dell’anno. Oltre ai Mercati, potrete degustare il celebre olio trevano e visitare frantoi. Oppure percorrere sentieri di trekking o assistere a concerti all’aperto durante Festivol, in novembre. O ancora, a fine aprile, i due giorni di “Pic&Nic a Trevi”. Arte, musica e merende tra gli olivi. Certamente il periodo più importante per la vita della città è l’Ottobre Trevano. Per tutto il mese Trevi si anima grazie all’apertura delle taverne dei quartieri, ai cortei storici e alle scene di vita medievale. Ma soprattutto grazie al Palio dei Terzieri, un’appassionante gara tra i quartieri. Altro momento importante per la città è la suggestiva processione dell’Illuminata, che si svolge da otto secoli in onore del patrono Sant’Emiliano. Vale la pena dare un’occhiata anche alla programmazione degli spettacoli del Teatro Clitunno, che i trevani chiamano “la bomboniera”.

Scopri cosa vedere a Trevi tra arte e natura. 

Mentre percorrerete i vicoli stretti e labirintici di Trevi sarete pervasi dallo spirito del borgo. Un vero e proprio locus amoenus, che vi permetterà di sentirvi nella totale pace dei sensi. Il sole che fa capolino tra i tetti delle case. Le voci e i suoni della quotidianità che si intrecceranno al canto delle rondini in primavera. E poi la straordinaria bellezza del centro storico che cela continue sorprese. Come i palazzi nobiliari rinascimentali Manenti, Urighi o Valenti, accanto a graziose case quattrocentesche e botteghe medievali, come quelle di via Ombrosa.

Vi consigliamo di iniziare il vostro itinerario di visita dalla Porta del Lago, chiamata così poiché un tempo si affacciava su di un piccolo stagno. Da lì, percorrerete all’inverso la strada su cui camminavano i condannati a morte. Dalla piazza, passando davanti alla chiesa di San Giovanni, attraversavano la porta per recarsi al “Montarone delle forche”, dove oggi sorge l’ospedale della città. Proseguendo arriverete in Piazza Mazzini. Punto nevralgico del borgo, dove si svolgono le più importanti manifestazioni, come quelle dell’Ottobre trevano. Qui si ergono la Torre Civica, il Palazzo Comunale e quello del Governatore, già del Podestà.

Arrivati in piazza potrete imboccare una delle diramazioni e scoprire passo dopo passo i monumenti, grandi e piccoli, della città; percorrendo via San Francesco, vi imbatterete nella splendida chiesa due-trecentesca di San Francesco, che custodisce l’organo più antico d’Umbria. Poco distante il convento, oggi sede del Museo della Civiltà dell’Ulivo e di una Pinacoteca che raccoglie opere provenienti dal territorio. Spiccano su tutte quelle dello Spagna e del Pinturicchio.

Uscendo dal convento, fermatevi qualche minuto ad ammirare la meraviglia della valle umbra dal punto di vista panoramico sulle mura cittadine. Di fronte a voi, tra gli alberi, scorgerete anche il convento di San Martino, che merita una visita, magari al tramonto.
Sulla sommità del colle incontrerete la chiesa di Sant’Emiliano (Duomo) e, sulla stessa piazza, Palazzo Lucarini, Centro per l’Arte Contemporanea. Meta da non perdere è Villa Fabri. In particolare la Cappella dei Boemi al piano seminterrato, secondo modello in Italia della scuola di Beuron.
A questo punto, il centro di Trevi non avrà più segreti per voi. Vi consigliamo allora di scendere dal colle e visitare il santuario della Madonna delle Lagrime, scrigno di capolavori di Pietro Perugino e dello Spagna.

Il complesso di San Francesco, costituito dalla chiesa e dall’adiacente ex – convento, sorge a Trevi sul luogo dove secondo la leggenda San Francesco predicò parlando ad un asino che ragliava, riuscendo a farlo tacere. La chiesa venne edificata al disopra di un antico edificio risalente al 1268, e dedicato alla Madonna; fu poi ampliata nel Trecento e restaurata un secolo dopo. L’architettura è semplice e disadorna, secondo il modello degli ordini mendicanti: navata unica con copertura in capriate di legno, abside centrale pentagonale e due cappelle a pianta rettangolare ai lati. Custodisce all’interno affreschi quattro-cinquecenteschi e una bellissima Croce della prima metà del Trecento. Oggetto di grande valore, conservato all’interno della chiesa, è l’organo: realizzato dal montefalchese Paolo Pietro di Paolo nel 1504, è il più antico esemplare in Umbria, nonché uno dei più antichi in Europa, superstite di quel tipo che veniva definito “organo da muro” durante il Rinascimento.

Il convento venne fondato dai Frati Minori Conventuali, che divennero una presenza fondamentale per i trevani. Infatti, fu loro affidata la custodia delle tre chiavi del prezioso archivio storico della Città, il cosiddetto “Archivio delle Tre Chiavi”. Il convento si sviluppa intorno al bel chiostro formato dal portico, le cui lunette sono affrescate con episodi della vita di San Francesco ad opera di Bernardino Gagliardi da Città di Castello, che li eseguì intorno al 1645. Nel Seicento l’edificio venne ricostruito dalle fondamenta, mentre nel 1833 venne ristrutturato dal celebre architetto Giuseppe Valadier, che lo rese idoneo ad ospitare il collegio Lucarini, prestigiosa istituzione, fondata due secoli prima da Virgilio Lucarini, esponente di un’abbiente famiglia trevana.

Oggi nell’ex – convento è stato istituito il complesso museale di San Francesco, inaugurato nel 1996 dopo lavori di rifacimento e restauro. Originariamente furono allestiti il Museo della Città e del Territorio e la Pinacoteca, mentre tre anni dopo fu la volta del Museo della Civiltà dell’Ulivo. Nel 2006, infine, il complesso fu completato con l’aggiunta dell’Antiquarium. All’interno della Pinacoteca sono conservate opere di eccezionale qualità appartenenti al periodo medievale e rinascimentale, come l’Incoronazione della Vergine di Giovanni di Pietro, detto lo Spagna, una Madonna con il Bambino del Pinturicchio e una pala raffigurante l’Assunzione della Vergine, eseguita nel 1640 da Alessandro Turchi, detto l’Orbetto. Il museo archeologico contiene invece materiali di scavo, rinvenuti in località Pietrarossa, luogo in cui sorgeva l’antica Trebiae romana.

Il Duomo di Trevi è intitolato a Sant’Emiliano, primo vescovo, martire e patrono della città. Le cui vicende sono narrate nella Passio Sancti Miliani: armeno, fu inviato ad amministrare la chiesa locale ma venne perseguitato e ucciso nel 303, sotto Diocleziano, presso l’olivo oggi detto per l’appunto “di Sant’Emiliano”.

I trevani sono da sempre assai devoti al loro patrono. Tanto che nel Medioevo e nel Rinascimento il nome del santo veniva utilizzato per indicare Trevi stessa o i suoi abitanti; la festa patronale è il 27 gennaio, e la sera prima si svolge l’emozionante processione dell’Illuminata.

La chiesa troneggia sulla città dalla sommità del colle dove, secondo la leggenda, si ergeva il tempio di Diana Trivia; i resti più antichi della chiesa risalgono al ⅩⅡ secolo. Sono le tre eleganti absidi e la statuetta del santo, collocata sopra il portale quattrocentesco, oggi murato. Nel Quattrocento, infatti, la chiesa venne ampliata da maestranze lombarde: appartengono a questa fase il portale principale e il timpano sovrastante, che raffigura Sant’Emiliano tra due leoni. Il primo è contornato da una cornice, eseguita con l’utilizzo di una lapide romana. Il secondo era originariamente posizionato sopra un altare nella piazza della città, poiché su di esso salivano i sacerdoti novelli quando celebravano la loro prima messa. L’intervento più importante è stato quello dell’architetto romano Luca Carimini, che nella seconda metà dell’Ottocento ha conferito alla chiesa l’aspetto odierno.

L’interno dell’edificio è in stile neoclassico e vi è custodito il cippo nel quale vennero rinvenute le spoglie di Sant’Emiliano; conserva inoltre affreschi del ⅩⅥ secolo: uno in particolare, proviene da una colonna del tempio rinascimentale ed è per questo chiamato Madonna della Colonna; è attribuito a Francesco Melanzio da Montefalco. Splendidi l’altare del Sacramento di Rocco da Vicenza (1521) e quello della Trinità (1585).

La Torre Civica di Trevi, che si innalza all’angolo sud-est di Piazza Mazzini, venne eretta nel Duecento probabilmente insieme al Palazzo Comunale. Nel corso dei secoli fu più volte restaurata a causa dei danni provocati da terremoti, eventi bellici o altre calamità. In particolare, nel 1420 Corrado Trinci, Signore di Foligno, si impossessò di Trevi e ordinò che si abbassasse la torre; cessato il suo dominio, però, il Comune la fece rialzare, poiché da lontano non si udiva il suono delle campane. Queste, oggi mute, venivano utilizzate per convocare le adunanze cittadine e per altre funzioni, tutte indicate su un’iscrizione (in forma di distico) sulla campana Maggiore: “Convoco arma, signo dies, noto horas, debello nubila, concino laeta, ploro rogos”, che si traduce in “Raduno le truppe, conto i giorni, suono le ore, discaccio i temporali, celebro le feste, piango i morti”. La Torre è simbolo del Comune.

La chiesa della Madonna delle Lagrime fu eretta in seguito ad un evento prodigioso: nel 1485 un affresco di una casa rurale raffigurante una Madonna con Bambino, oggi all’interno del santuario, pianse lacrime di sangue e così i trevani decisero di avviare i lavori per la costruzione dell’edificio. Questi furono affidati ad Antonio di Giorgio Marchisi e iniziarono nel 1487; terminarono nel 1522 e ciò che possiamo ammirare oggi è un incantevole modello umbro di chiesa rinascimentale a croce latina. All’interno dell’edificio imponente e luminoso, ad un’unica navata con volte a crociera, si trovano opere di mirabile qualità, tra le quali spiccano i monumenti sepolcrali della famiglia Valenti. Alcune delle opere provenienti dal Santuario sono oggi conservate presso la Raccolta d’Arte del Museo di San Francesco a Trevi.

Le cappelle più celebri sono quella dell’Adorazione dei Magi e quella di San Francesco, riccamente decorate dalle mani di due illustri artisti. Nella prima troverete l’affresco dell’Adorazione di Pietro il Perugino, che lo eseguì nella sua fase matura, nel 1522. All’interno della seconda cappella vi è invece il Trasporto di Cristo di Giovanni di Pietro detto lo Spagna, dipinto tra il 1518 e il 1520. Altre opere del noto artista sono conservate nel Museo e nel convento di San Martino. Compongono la chiesa altre quattro cappelle e un altare.
All’esterno troverete invece il portale monumentale, costruito in “pietra alba” alla fine del Quattrocento da Giovanni di Giampietro da Venezia.

Villa Fabri è un luogo incantevole che unisce arte, storia e natura, con il suo giardino dal quale si gode di una meravigliosa vista sulla valle spoletana. Viene in realtà indicata con diversi nomi, a seconda delle famiglie che nel tempo l’hanno posseduta.

Fu costruita agli inizi del Seicento da Girolamo Fabriper sollievo della sua vecchiaia, a gioia dei posteri e del paese”; successivamente passò ai Venturini, in seguito agli Onori-Roncalli di Foligno, e ancora ai Carrara di Terni. Per poi giungere nelle mani dei conti della Porta di Roma. Nel 1891 Monsignor Hais l’acquistò e ampliò per stabilirvi il Collegio Boemo. Mentre dagli anni Quaranta agli Ottanta del Novecento ospitò il Collegio Etiopico e fu per questo ribattezzata “Villa dei Moretti”. Oggi la Villa è di proprietà del Comune e sede dell’Ufficio Turistico Comunale, della Fondazione Villa Fabri e dell’Associazione Regionale Strada dell’Olio extravergine di Oliva Dop Umbria.

La facciata della Villa reca graffiti monocromi di Praga e altre cinque città della Boemia. Le numerose sale interne sono istoriate con magnifici affreschi di artisti romani e senesi della prima metà del ⅩⅦ secolo. Tra cui il Salimbeni e il Pomarancio. Sono raffigurate allegorie, segni zodiacali, scene del vecchio testamento, vite dei santi e, nella prima sala, è dipinto su di una finta porta un curioso personaggio in atto di affacciarsi.

Senz’altro, l’opera più importante della Villa, è la Cappella dei Boemi. Realizzata tra il 1912 e il 1914, da Pantaleone Mayor, celebre esponente della scuola del Beuron. Un movimento artistico nato in Svezia dall’iniziativa del monaco benedettino Peter Lenz nella seconda metà dell’Ottocento. E proprio la cappella di Villa Fabri rappresenta in Italia la seconda opera più rilevante della scuola, dopo la cripta di Montecassino.

Completamente immersa negli ulivi e arroccata su di uno scoglio alle spalle di Trevi, l’ormai ex chiesa di Santa Caterina fu per anni e anni centro della vita religiosa dei trevani. Della chiesa rimane solo un grande affresco sulla parete di fondo, raffigurante una drammatica Crocifissione, con le figure a grandezza naturale delle Marie, San Francesco, San Giovanni Evangelista, e Santa Caterina d’Alessandria. L’affresco risale al Trecento ed è stato attribuito al “Primo maestro di Santa Chiara da Montefalco“. Dalla chiesa proviene la tela con il Martirio di Santa Caterina, attualmente conservato nel Santuario della Madonna delle Lagrime.

L’edificio fu probabilmente abbandonato per la scomoda posizione e per la vicina presenza del convento dei Cappuccini, dove ora è il Cimitero, che era più ampio e attivo. La devozione per Santa Caterina è da sempre viva nei trevani ed è collegata al fiore all’occhiello di Trevi: il 25 novembre infatti, festa della santa, dopo aver assistito alla messa, si iniziava la raccolta dell’ulivo. A fine Ottocento, l’edificio venne deturpato al fine di ricavare pietra per la costruzione dell’ospedale di Trevi. Da allora il suo stato non ha fatto che peggiorare fino al restauro del 2011, che ha permesso di rendere questo gioiello di nuovo visitabile, grazie al percorso realizzato dalla Comunità Montana.

Palazzo Lucarini fu costruito nella seconda metà del ⅩⅤ secolo assorbendo un piccolo quartiere medievale di Trevi. La famiglia Lucarini fu una delle più illustri della città. Virgilio Lucarini fu senza dubbio il personaggio più importante: egli lasciò il suo patrimonio in Trevi e Roma per la nascita di un collegio destinato ai giovani che volessero indirizzarsi verso lo studio della giurisprudenza e della medicina. Il collegio ebbe dimora nel palazzo fino al 1832, quando fu trasferito a palazzo Valenti e, infine, nel convento di San Francesco.

L’edificio presenta un portale cinquecentesco, arcuato e architravato, che reca gli stemmi delle famiglie Lucarini e Valenti; ve n’è un altro del ⅩVII secolo, assieme ad alcune finestre risalenti alla stessa epoca. Oggi palazzo Lucarini appartiene al Comune di Trevi. È stato adibito in parte ad uso residenziale, e in parte a sede del Centro per l’Arte Contemporanea dell’Associazione Culturale no profit “Palazzo Lucarini Contemporary”.

Palazzo Valenti è probabilmente la residenza nobiliare più bella di tutta Trevi; di proprietà dei conti Valenti di Riosecco, uno dei molteplici rami in cui la famiglia trevana si divise, è di epoca rinascimentale. L’edificio non è visitabile: potrete dunque ammirare soltanto l’esterno, con il magnifico portale arcuato e architravato con teste di uomini negli spicchi, e le finestre con gli stemmi della famiglia.
All’interno, potrete visitare soltanto l’androne, in cui incontrerete un’ampia cisterna per l’acqua piovana; prima della costruzione dell’acquedotto nel 1928, il rifornimento d’acqua era per Trevi un grande problema: i cittadini potevano disporre di cisterne pubbliche, oggi collocate sotto le strade della città, mentre le famiglie più agiate, come quella dei Valenti, dotavano le proprie dimore di cisterne private, come quella presente nell’ingresso del palazzo.

Trevi è un perfetto esempio di armonia tra città e ambiente circostante, tra storia, arte e nuove tecnologie, e, grazie ad Exploring Umbria, vi troverete davanti a varie attività in cui potervi cimentare. Se vorrete immergervi nella natura, vi aspetteranno sentieri naturalistici tra i prati dei monti Serano e Brunette; Trevi è infatti parte della Comunità Montana dei Monti Martani, Serano e Subasio. Exploring Umbria vi propone escursioni sia in montagna, sia in collina, sia nella zona pianeggiante che costeggia il fiume Clitunno; non è raro incontrare, camminando per i sentieri, cinghiali, lepri, donnole, oppure gazze, barbagianni e altri animali selvatici.

E, se vi piacesse coniugare l’amore per la natura a quello per l’arte, potrete percorrere sentieri di trekking tra le chiese rurali. Trevi è inoltre tappa del Sentiero degli Ulivi. Sentiero che vi permetterà di visitare storici frantoi, case olivate e i migliori produttori del “gioiello verde” del borgo.
Grazie ad Exploring Umbria, potrete avere lezioni di equitazione e passeggiare a cavallo presso il Centro Equestre Trevi. Potrete anche “sfrecciare” a bordo di un Go Kart presso la pista della frazione San Lorenzo. Se invece avrete voglia di lanciarvi nell’esperienza del volo con aerei ultraleggeri, Exploring Umbria lo renderà possibile.

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Per creare il tuo itinerario avremmo bisogno di qualche informazione in più: indica dunque le date che preferisci, quanti siete e dai un valore ai tuoi interessi, così potremo iniziare a comporre la tua timeline insieme.