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Gubbio

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Scopri Gubbio: tradizione, storia e cultura

Scopri Gubbio, la città dei ceri e delle tradizioni.

All’estremità nord-orientale dell’Umbria, vicino al confine con le Marche, lambita dalla catena appenninica su un lato e dalla valle del Tevere sull’altro, sorge Gubbio. Ai piedi del Monte Igino, la città occupa un territorio fertile e produttivo attraversato dai torrenti Camignano e Cavarello. Sin dall’epoca preromana, ha attirato popoli e culture ricche e sviluppate. Tra i paesaggi mozzafiato e la fitta vegetazione di un territorio prevalentemente collinare, fa capolino una città che sembra essersi addormentata e cristallizzata nel tempo. Così come la maggior parte delle realtà urbane dell’Umbria. Dove varcare la soglia delle mura cittadine, mirabilmente conservate, vi darà l’impressione di fare un tuffo nel passato. Per non parlare dell’atmosfera magica, della devozione popolare e del folklore che gli eugubini hanno conservato vivi e intatti per secoli.

I santi Ubaldo, patrono della città, e Francesco, che arrivò a Gubbio per domare la famosa lupa assassina, sono oggetto di venerazione sincera e profonda. Tanto da trasformare le tradizioni cittadine in grandiosi eventi e in esperienze da non perdere. Una città che come uno scrigno custodisce manufatti artistici ed artigianali antichi e moderni. Sapori genuini del passato che hanno saputo sposare la modernità adattandosi alle esigenze delle nuove generazioni. Meraviglie architettoniche uniche nel proprio genere, quali la struttura pensile di Piazza Grande, incoronata dal bellissimo Palazzo dei Consoli.

Scopri la città forgiata dal mecenatismo dei Conti di Urbino, Gubbio offrirà tradizione, storia, cultura, arte ed architettura a chiunque la visiti. Passato e presente, antico e moderno si sposano in un’armonica unione che solo l’Umbria ha saputo creare!

Alla scoperta di Gubbio

Scopri cosa vedere a Gubbio, la città dei ceri.

Gubbio ha conservato pressoché intatto il suo aspetto medievale. Le mura cittadine corrono ancora intorno al centro storico, costituito da edifici di epoche diverse. Si va dal medioevo al rinascimento e tutti si arrampicano suggestivi sulle pendici del monte che li ospita: scenari architettonici unici nel loro genere. In una cornice paesaggistica e panoramica che vi lascerà senza fiato. Provate a scoprirne gli immensi tesori esplorando le vie della città!

Entrando dalla parte bassa, potrete immergervi immediatamente nella storia locale visitando la Chiesa della Madonna del Prato. Poi il Mausoleo dei Quaranta Martiri (vittime dei tedeschi nel 1944, a cui è stata dedicata l’omonima piazza poco distante). E il più antico Mausoleo di Pomponio Grecino. Quest’ultimo, insieme all’Antiquarium ed al Teatro Romano, costituisce una delle testimonianze più significative della potenza eugubina nell’età imperiale. Da via del Teatro e da via Matteotti potrete entrare nel centro cittadino. Arriverete a Piazza Quaranta Martiri. Qui si affacciano le Logge dei Tiratori. Erano legate all’attività dei lavoratori della lana, che “tiravano” i panni per fare in modo che raggiungessero le dimensioni desiderate. Vicino sorge la monumentale Chiesa di S. Francesco con l’annesso Convento, in cui la tradizione vuole che il santo di Assisi abbia indossato per la prima volta il saio.

Risalendo via della Repubblica troverete, alla vostra sinistra, la Piazza di S. Giovanni con l’omonima Chiesa, prima di raggiungere via Baldassini. Si tratta di una delle arterie principali del centro, sulla quale sorgono numerosissimi monumenti degni di nota. Girando a destra incontrerete le Chiese di S. Giuseppe e di S. Francesco della Pace rispettivamente legate all’Università dei Falegnami e a quella dei Muratori e Scalpellini. Sulla sinistra vi accoglierà la Casa di San Ubaldo. Un edificio due-trecentesco mirabilmente conservato ma che tuttavia probabilmente non fu mai usato come dimora dal santo Patrono.

A questo punto avrete davanti ai vostri occhi una delle più straordinarie opere di architettura urbana mai realizzata in epoca medievale. Il cuore pulsante della città di Gubbio: la bellissima Piazza Grande. Un mirabile esempio di piazza pensile. È incorniciata dalle eleganti facciate dei Palazzi Ranghiasci, Palazzo del Podestà (o Pretorio) ed il gemello Palazzo dei Consoli. Per l’eleganza del fabbricato, quest’ultimo, domina la piazza ed è divenuto simbolo della città stessa.

Dal loggiato annesso al Palazzo potrete percorrere via dei Consoli fino ad un’altra importantissima icona cittadina: la Piazza del Bargello. Sulla quale sorgono l’omonimo Palazzo e la famosissima Fontana dei Matti. Dove, secondo la tradizione, è possibile ottenere la patente di matto e la cittadinanza eugubina. Sarà sufficiente espletare il rituale che prevede di girare tre volte intorno alla fonte. Da qui, spingendovi verso l’estremità nord-occidentale del centro abitato, raggiungerete via del Capitano del Popolo. Su cui si erge l’omonimo Palazzo del Capitano del Popolo, poco lontano da altri edifici da non perdere: Palazzo Beni ed il settecentesco Teatro Comunale.

Percorrendo interamente l’annesso Parco Ranghiasci, arriverete alla parte alta della città, che ospita altri due simboli di Gubbio: il Duomo, dedicato ai Martiri Mariano e Giacomo ed il Palazzo Ducale, voluto da Federico di Montefeltro nel Quattrocento. E se pensavate di aver concluso il tour tra le cose da vedere a Gubbio, non illudetevi. All’estremità opposta, a est della città, lungo le mura cittadine, troverete infatti la bellissima Statua di S. Ubaldo, le Chiese di S. Pietro e della SS. Trinità e, ancora, la Chiesa di S. Agostino immediatamente fuori le mura. Arrivati fin qui non vi resta che fare un ultimo sforzo per percorrere, in salita, la suggestiva via dell’Appennino. Vi condurrà in cima al Monte Igino. Dove ammirerete degli scenari mozzafiato della valle circostante e della meravigliosa Basilica di San Ubaldo, patrono di Gubbio, dove ogni 15 Maggio vengono portati e custoditi i famosi Ceri della città.

Immediatamente fuori dalle mura di Gubbio, a poca distanza dalla Porta Romana, sorge la chiesa con il complesso conventuale dedicato a Sant’Agostino.

La struttura fu oggetto di vari interventi nel corso dei secoli ma venne costruita interamente nella seconda metà del XIII secolo, dal 1251 al 1294 circa. La facciata attuale è frutto di lavori realizzati nel XVIII secolo.

La chiesa si presenta ad un’unica navata, con abside rettangolare e copertura a travature lignee che poggiano su arcate a sesto acuto sorretta da pilastri. L’ambiente è impreziosito su entrambi i lati da cappelle realizzate nel XVI secolo che custodiscono opere d’arte di singolare bellezza attribuite a diversi artisti: sul lato sinistro menzioniamo Gesù e la Samaritana di Virgilio Nucci (1580) nella prima cappella e la Madonna del Soccorso di autore ignoto (secolo XV) nella quinta;  sul lato destro troviamo la Madonna di Grazia di Ottaviano Nelli nella terza cappella ed infine il Battesimo di S. Agostino di Felice Damiani (1594) nella quarta.

Ciò che tuttavia rende speciale l’edificio di culto, sono gli straordinari affreschi decorativi dell’arco trionfale e dell’abside. Nell’arco è rappresentato il Giudizio Universale, mirabile opera attribuita al Nelli ed alla sua bottega, probabilmente coadiuvati da Jacopo Salimbeni da San Severino. Mentre l’abside, con un andamento che va dall’alto al basso e da sinistra a destra, è occupato da scene di Vita di Sant’Agostino, che ripercorrono la biografia del santo dalla conversione alla vita in Cristo. I dipinti, databili al 1420, costituiscono una delle testimonianze più significative della pittura tardogotica della città.

All’interno della chiesa di sant’Agostino trovano anche sepoltura due importanti sacerdoti agostiniani, venerati nel corso del tempo per la loro devozione al Signore: il Beato Pietro da Gubbio ed il Beato Francesco da Gubbio (vissuti rispettivamente nel XIII e nel XIV secolo).

Accanto alla chiesa, si sviluppa il complesso del Convento nel quale si conserva ancora molto bene la struttura del Chiostro con una cisterna al centro per la raccolta delle acque piovane ed un pozzo, oggi chiuso, in posizione laterale. Il campanile, realizzato in roccia calcarea, pare essere un’aggiunta architettonica successiva, databile forse al Quattrocento. Infine in una piccola stanza adiacente, le cui dimensioni ricordano quelle di una grotta, si trova il suggestivo Presepe Permanente della chiesa. L’idea, nata dall’iniziativa dei parrocchiani per il Natale del 1977, è diventata a partire dagli anni Ottanta una vera e propria attrazione turistica. Il Presepe viene allestito ogni volta con elementi nuovi ed è visitabile durante tutto il corso dell’anno.

Fuori dalle mura cittadine, immersa in un parco naturale realizzato nei primi anni Novanta, sorge la Chiesa di Santa Maria della Vittorina.

L’edificio originario venne realizzato forse nel IX secolo in occasione di una vittoria della città contro i Saraceni ma la sua fama fu legata alla storia di San Francesco. Secondo la tradizione, raccontata dal XXI capitolo dei Fioretti, proprio in questo luogo, intorno al 1220, San Francesco incontrò ed ammansì il lupo; la temibile bestia che non faceva dormire sogni tranquilli agli abitanti della città.

Nel 1213 la chiesetta venne concessa in uso al frate di Assisi dal Vescovo di Gubbio Beato Villano e costituì il primo insediamento dei frati francescani che vi rimasero per alcuni decenni, fino al 1241. In quella data, trasferitisi nel nuovo convento cittadino di San Francesco, i frati lasciarono la chiesa alle suore Clarisse. Le quali, a loro volta, lasciarono l’edificio in enfiteusi alla Compagnia di S. Maria della Vittorina nel 1538. Nel corso del tempo l’edificio subì vari interventi di restauro anche da parte del Comune e della Soprintendenza. Solo nel 1948 venne restituita definitivamente all’Ordine Francescano e dal 1957 venne ufficialmente riaperta al pubblico con una solenne cerimonia.

La chiesetta presenta esternamente forme molto semplici: realizzata in pietra calcarea locale con alcuni inserti di cotto. Vi si accede tramite un unico portale d’ingresso in pietra serena, sormontato da una finestrella. Sul lato destro, si trovano un secondo ingresso di più piccole dimensioni, ed una finestra, oggi murata, in cui compaiono due lastre. La prima presenta il simbolo del Tau con la scritta “Pax et Bonum 1226/1926”. Mentre la seconda una semplice iscrizione che recita “Qui Francesco placò la perniciosa Lupa“. Ancora a memoria del miracoloso evento si trovano a poca distanza dalla chiesa due monumenti in bronzo. Si tratta di un bassorilievo, realizzato nel 1973 dallo scultore bolognese Farpi Vignoli, ed una statua, realizzata nel 2002 dallo scultore Francesco Scalici.

All’interno lo spazio è costituito da una sola navata con volta a schiena d’asino completamente decorata con affreschi del XVI secolo. Al centro si trova il Padre eterno con due angioletti che sorreggono il globo. Mentre tutto intorno spiccano altri trentaquattro riquadri decorativi di singolare bellezza, opera del pittore di Gubbio Benedetto Nucci. Al di sotto della volta, le pareti sono decorate con Scene Mariane realizzate anch’esse dal pittore locale Giovanni Maria Baldassini.

Della struttura originale, del XIII secolo, rimangono oggi solo l’abside e la piccola finestra monofora ornata da due rosette.

Subito a destra dell’ingresso si trova inoltre una cappella, le cui pareti sono anch’esse decorate da affreschi con otto storie di S. Francesco, a testimonianza della ricchezza pittorica e figurativa del luogo di culto.

Ancora oggi la chiesa è meta di devoti e luogo particolarmente frequentato. Al punto che dal 1988, nel parco circostante, i fedeli allestiscono il “Presepe della Vittorina” per celebrare la natività e ricordare il santo frate inventore del presepe.

In posizione sopraelevata rispetto alla Piazza Grande sulle quale si affaccia, il Palazzo dei Consoli costituisce una delle realizzazioni urbanistiche meglio riuscite nel medioevo ed il simbolo della città di Gubbio.

La costruzione dell’edificio venne deliberata ufficialmente tra il 1321-22 ma i lavori per la sua realizzazione si attuarono tra il 1332 ed il 1349, su progetto di Andrea di Orvieto (ricordato anche da un’iscrizione sul portale d’ingresso) e grazie all’intervento di Matteo di Giovannello detto Gattapone. Il palazzo dei Consoli, insieme alla Piazza Grande ed al vicino Palazzo del Podestà, rientrava all’interno di un ambizioso progetto urbanistico che doveva testimoniare la potenza e l’autonomia del Libero Comune di Gubbio negli anni della sua grande espansione. A queste finalità si devono la scelta del luogo di costruzione (il Palazzo sorge esattamente nel centro cittadino a contatto con tutti i quartieri a testimoniare la sua posizione di centralità amministrativa per l’intera comunità) e l’imponenza della struttura. All’interno dell’edificio erano presenti dei servizi igienici e delle fontane, alimentati da uno straordinario impianto idraulico interno, testimonianza dell’eccellenza raggiunta dalle maestranze locali.

Esternamente il Palazzo presenta una facciata elegante ma sobria, divisa in tre livelli da lesene orizzontali: al primo si trova il monumentale portale d’ingresso accessibile tramite una scala a ventaglio con finestre bifore su entrambi i lati; al secondo sei eleganti finestre decorate da archi a tutto sesto dentellati; al terzo il coronamento merlato e la terrazza panoramica. Sulla parte superiore del lato sinistro si erge la torre campanaria mentre la parte inferiore poggia su un loggiato che scendeva in via Baldassini. Il famoso “Campanone” di Gubbio risale al XVIII secolo ed ha un peso di circa 20 tonnellate.

All’interno del palazzo, al pian terreno si trova l’immensa Sala dell’Arengo che un tempo ospitava il Consiglio Generale del Popolo e che oggi è sede del Museo Civico cittadino. Una ricchissima raccolta di iscrizioni, sculture e decorazioni che testimoniano la storia di Gubbio e del territorio tra il I secolo a. C. ed il III d. C. Tra tutti i reperti spiccano, sicuramente, le Tavole Eugubine: sette tavole bronzee, scoperte nel XV secolo, su cui si trovano iscrizioni in latino e nell’antica lingua umbra, relative a rituali religiosi e alla vita quotidiana del tempo.

Il complesso museale venne inaugurato nel 1909, e comprende oltre alla raccolta del lapidario, la Pinacoteca al piano superiore, sala anticamente dedicata al lavoro dei Consoli medievali.

Ogni anno, nella prima domenica di maggio e fino al 15 dello stesso mese, i famosi Ceri di Gubbio vengono portati dalla Basilica di Sant’Ubaldo fino alla Sala dell’Arengo in città, dove vengono custoditi fino al giorno della folkloristica corsa.

In cima al Monte Igino, in posizione dominante rispetto al resto della città che si distende ai piedi del monte stesso, sorge la Basilica di Sant’Ubaldo, patrono di Gubbio.

La struttura originaria doveva risalire al XIII secolo. Si trattava di una chiesetta preesistente dove furono portate le spoglie del Santo in epoca Medievale. La struttura attuale tuttavia è il frutto di interventi successivi realizzatisi tra il XVI e il XX secolo.

I lavori per realizzazione della Basilica di Sant’Ubaldo iniziarono nel 1513 e si conclusero pochi anni dopo, nel 1527, con la costruzione anche del chiostro e del convento annessi. Quella che un tempo doveva essere una basilica ricca di stucchi ornamentali di stile rinascimentale e barocco, è stata oggetto di importanti riforme in epoca moderna, nei primi anni del Novecento, volute da padre Emidio Selvaggio, Padre Custode della Basilica stessa. A questi lavori si deve l’aspetto attuale del complesso religioso, così come è possibile ammirarlo.

Si tratta di una struttura imponente nelle forme ma molto sobria negli aspetti decorativi. Il portale d’ingresso immette all’interno del bellissimo chiostro, realizzato in laterizi con arcate a tutto sesto le cui lunette erano decorate da affreschi del XV secolo, attribuiti a Pier Angelo Basili, oggi purtroppo poco visibili. La basilica presenta una facciata semplice ma con cinque portali d’accesso che corrispondono alle altrettante navate interne in cui la chiesa si suddivide.

Lo sguardo di devoti e turisti, appena entrati nell’edificio è rapito dall’altare centrale che ospita la monumentale teca neogotica che racchiude le spoglie, ancora perfettamente conservate, del Santo, morto nel 1160. Un basamento finemente decorato con immagini di santi legati alla storia della città, sorregge l’urna, mentre alle spalle dell’altare campeggiano le bellissime vetrate realizzate dal Mossmeyer con scene di vita di Sant’Ubaldo.

All’interno della Basilica sono conservate diverse opere d’arte degne di nota: il Battesimo di Cristo realizzato da Felice Damiani; la Madonna col Bambino tra i Santi Ubaldo e Giovanni Battista realizzato da Salvi Savini nel 1610 e la Sant’Orsola dell’Allegrini, solo per citarne alcune.

A lato dell’altare maggiore è ancora esposta l’urna originaria che per secoli ha conservato le spoglie del santo, mentre ancora all’interno dell’edificio sono custoditi i famosissimi Ceri di Gubbio. I ceri di incredibili dimensioni, ogni 15 Maggio, in occasione della Corsa dei Ceri, particolarmente sentita dalla popolazione locale, vengono portati in giro per la città e poi fino alla sommità del Monte Igino per tornare, infine, di nuovo all’interno della Basilica del Patrono.

Nella parte bassa di Gubbio, sul lato sud di Piazza Quaranta Martiri, si affaccia la monumentale Chiesa di San Francesco. L’edificio venne realizzato nel 1255 ma i lavori per la decorazione durarono per molti decenni, fino al 1291.

La chiesa fa parte di un ampio complesso che venne edificato sui territori posseduti dalla famiglia Spadalonga, in quanto uno degli esponenti di tale famiglia, Giacomello, si racconta che avesse conosciuto Francesco durante la prigionia a Perugia rimanendone a lungo amico. La tradizione vuole che fu proprio in questa casa che il santo di Assisi ottenne rifugio e protezione agli inizi del XIII secolo dopo aver abbandonato la casa paterna e fu tra queste mura che indossò il saio per la prima volta.

Ancor oggi, nei locali della sacrestia, è possibile scorgere alcune tracce delle fondamenta dell’antica dimora signorile.

La Chiesa di San Francesco a Gubbio ha oggi un aspetto monumentale. Presenta una pianta ogivale con una facciata incompiuta nella quale si apre il grande portale gotico d’ingresso, sormontato da un rosone decorativo. All’estremità della navata si aprono tre absidi poligonali, illuminate da finestre monofore.

Anche all’interno l’edificio è sorprendente ed elegantissimo. Lo spazio si articola in tre navate, separate da quattordici pilastri ottagonali che sorreggono le volte a crociera, frutto di un restauro del XVIII secolo.

Per quanto riguarda la decorazione parietale, sono sicuramente pregevoli gli affreschi delle tre absidi con scene di vita mariane realizzate da Ottaviano Nelli nel XV secolo e altri affreschi di mirabile valore artistico, databili tra il XIII- XIV secolo, attribuiti ad un anonimo pittore locale: Gesù in trono con ai lati San Pietro, San Paolo, San Francesco e Sant’Antonio ed alcuni episodi della vita di S. Francesco. Oltre all’edificio di culto, l’area ospita un complesso conventuale che merita sicuramente di essere visitato. A devoti e visitatori sarà concesso di ammirare il bellissimo “Chiostro della Pace”, la “Sala Capitolare” dove i frati erano soliti deliberare sulle norme della vita comunitaria, il “Refettorio” che è oggi adibito a Sala Congressi, ed il “Chiostro Maggiore”, attualmente non aperto al pubblico e visitabile solo in occasione di eventi o rassegne d’arte.

La piccola Chiesa dedicata a San Francesco della Pace appartiene all’Università dei Muratori Scalpellini e Arti Congeneri, a cui si deve la sua realizzazione intorno al XVII secolo.

L’edificio di culto si trova nel luogo in cui, secondo la tradizione, visse per circa due anni la lupa ammansita da San Francesco. Da un piccolo ingresso laterale è possibile accedere dalla chiesa direttamente alla grotta in cui si pensa vivesse l’animale.

La chiesetta si presenta come un piccolo edificio ad un’unica navata, accessibile tramite un pregevole portale d’ingresso decorato con un ovale in cui è rappresentata la lupa. Sull’altare si trova la pietra sulla quale si racconta che S. Francesco avesse tenuto un sermone sulla pace nei pressi della Chiesa della Vittorina, subito dopo aver ammansito la lupa. A questa pietra, trasferita nel 1584 dalla Chiesa della Vittorina a quella di San Francesco, si deve il titolo “della Pace”. All’interno della cripta si trova anche un’altra pietra, sulla quale è scolpita una croce, che viene venerata come la pietra posta a copertura della tomba del lupo. Rinvenuta nel 1873, a poca distanza della chiesa, custodiva le spoglie di un animale che è stato appunto identificato come un lupo dal veterinario Giovanni Spinaci. Nello stesso ambiente è conservata anche una rappresentazione in cemento, di S. Francesco e la lupa realizzata dall’artista eugubino Antonio Maria Rossi.

La Chiesa è inoltre fortemente legata alla festività cittadina dei ceri. All’interno delle sue mura sono conservate le statuette dei Santi Ubaldo, Giorgio e Antonio che vengono posti sui Ceri in occasione della corsa del 15 Maggio, altre statue di santi ed i Ceri Mezzani e Piccoli sono custoditi nella sacrestia.

Infine va menzionata la bellissima tela che decora la chiesa sulla parete di fondo, realizzata dall’artista Giovanni Michelini nel XVII secolo, che rappresenta la Vergine con il Bambino in compagnia dei santi Tommaso Apostolo (patrono dei muratori), S. Ubaldo (patrono della città e dell’arte muraria) e S. Francesco con il lupo.

A Gubbio, appena fuori le mura, sorge il sito archeologico della Guastuglia che comprende il Teatro Romano, l’Antiquarium e il Mausoleo di Pomponio Grecino. Quello che doveva essere l’antico quartiere tardo-repubblicano del II-I secolo a.C., ospita oggi una delle testimonianze archeologiche più importanti e suggestive della città.

Il teatro romano di Gubbio è oggi molto ben conservato grazie ad un imponente opera di restauro realizzata tra l’Ottocento ed il Novecento, ma già in epoca antica dovette proporsi come un immenso edificio di grande importanza. La progettazione e realizzazione vennero eseguite nel I secolo a.C., tra il 55 ed il 20 a.C., ultimate sotto la direzione del magistrato Gneo Satrio Rufo. Il teatro era composto da due ordini di arcate sovrapposte, con un elegante portico in corrispondenza del piano superiore. La cavea era quadripartita da corridoi che dovevano essere occupati da scalinate lignee che consentivano agli spettatori di raggiungere i posti a sedere. L’intera struttura esterna e la pavimentazione dell’orchestra erano realizzate in pietra calcarea locale. Che si trattasse di una struttura molto articolata è testimoniato dalla presenza di un pulpitum per la raccolta delle acque piovane sotto l’orchestra e dal proscenio, sul quale si aprivano due nicchie laterali quadrangolari ed una centrale semicircolare.

Ai tempi del suo massimo splendore, il teatro romano di Gubbio poteva ospitare dalle sei alle settemila persone (di più del contemporaneo teatro di Pompei che ne poteva contene cinquemila), mentre oggi è ancora utilizzato per i numerosi spettacoli classici che vi hanno luogo, soprattutto nel periodo estivo.

Affacciato su Piazza Grande a Gubbio, sul lato opposto rispetto al gemello Palazzo dei Consoli, sorge il Palazzo del Podestà (o Pretorio) che doveva essere parte integrante dell’ambizioso progetto comunale iniziato in città nel XIV secolo.

L’edificio, realizzato su disegno di Andrea da Orvieto con l’intervento del Gattapone, doveva rispondere alle regole architettoniche del “rettangolo aureo”, esattamente come il Palazzo dei Consoli. Si compone infatti di piani sovrapposti, occupati da due aule rettangolari perfettamente uguali. Singolare è soprattutto la presenza di un unico pilastro centrale ottagonale, che si apre a giglio a sostegno dei piani, ancora un esempio della mirabile ingegneria architettonica eugubina.

I lavori, iniziati nel 1349, non furono purtroppo mai portati a termine, come si evince da alcuni conci sporgenti sul lato prospiciente il Palazzo dei Consoli, che dovevano sicuramente costituire gli attacchi per il proseguimento del corpo architettonico.

Accanto alla struttura trecentesca in conci di pietra, venne realizzata nel XVIII secolo una struttura in laterizi ancora visibile.

La sala superiore del palazzo del Podestà, detta “la larga” venne inoltre utilizzata come prigione fino all’Ottocento prima di cambiare funzione in epoca più recente, divenendo sede dell’Amministrazione Comunale di Gubbio. Nella Sala del Sindaco si trovano due bellissime tele di battaglie, realizzate dal pittore secentesco Allegrini.

Ai piedi del Monte Igino, su una precedente chiesa di epoca romanica, venne edificato, tra il XIII e il XIV secolo, il Duomo di Gubbio, intitolato ai Santi Mariano e Giacomo Martiri.

L’edificio presenta uno stile gotico molto elegante. Vi si accede tramite un ampio portale centrale a sesto acuto sormontato da una grandissima vetrata di forma circolare, con una cornice floreale di ornamento e i simboli dei quattro evangelisti e dell’Agnello di Dio, tutto intorno.

L’interno della chiesa è ad un’unica navata con copertura ad arconi ogivali trasversali che furono realizzati in seguito ad un intervento di restauro del XX secolo. Sulle pareti laterali si aprono delle piccole cappelle tra cui va menzionata la Cappella del Santissimo Sacramento, eretta nel XVI secolo per volontà del vescovo Alessandro Sperelli, decorata con affreschi del pittore locale Francesco Allegrini e dalla Nascita della Vergine del Gherardi.

Sulla parete destra si conservano ancora pregevoli resti di affreschi trecenteschi e l’Immacolata Concezione di Virgilio Nucci realizzata nel XVI secolo, mentre sulla parete sinistra campeggia un altare realizzato riutilizzando un sarcofago romano con la raffigurazione di Sant’Ubaldo.

Particolarmente degna di ammirazione è la ricca area presbiteriale del Duomo di Gubbio: sul coro si trova il Seggio Episcopale intagliato nel XVI secolo, al di sotto dell’altare maggiore un prezioso sarcofago tardo antico conserva le spoglie dei due santi titolari della Cattedrale, a sinistra dell’altare si trova un altro Seggio decorato da meravigliose tarsie di Benedetto Nucci, ed infine sull’arco trionfale dell’abside è possibile ammirare le pitture murali opera di Augusto Stoppoloni (1916-18).

Di fronte al Duomo, nella parte alta della città, sorge il bellissimo Palazzo Ducale, unico esempio di architettura rinascimentale nella città di Gubbio, la quale conserva per lo più un assetto medievale.

L’edificio venne costruito, in pochissimo tempo, nella seconda metà del Quattrocento su commissione di Federico di Montefeltro ma probabilmente i lavori si conclusero dopo la morte di quest’ultimo, sotto la direzione del figlio Guidobaldo. Il progetto architettonico e decorativo si distingue per eleganza e magnificenza, fu realizzato dal senese Francesco di Giorgio Martini che forse riprendeva un modello già elaborato dal Laurana.

Per la realizzazione della dimora signorile, i Montefeltro fecero modificare alcuni edifici medievali preesistenti, le cui vestigia sono ancora visibili sulle mura esterne del palazzo in corrispondenza del grande cortile centrale, che un tempo doveva ospitare la piazza del comune.

La ricchezza e l’importanza del Palazzo Ducale di Gubbio era testimoniata dalla presenza, al suo interno, dello “studiolo di Federico”, realizzato con bellissimi pannelli intarsiati e tavole dipinte sul modello di quello di Urbino. Purtroppo queste opere d’arte vennero smantellate e vendute in tempi successivi, arrivando nel 1939 fino al Metropolitan Museum di New York, dove sono conservate ancora oggi.

A Gubbio, a partire dal 2009, è stata allestita una bellissima replica dello studiolo originale, visitabile ed ammirabile insieme agli arredi originali che ancora si conservano nelle sale interne ed all’allestimento di una pregevole raccolta di dipinti eugubini realizzati tra il XIII ed il XVIII secolo.

Piazza Grande, vero e proprio cuore pulsante della città di Gubbio, costituisce una delle urbanistiche medievali meglio riuscite. L’opera architettonica si identifica come una delle più grandi piazze pensili mai costruite.

L’ambizioso progetto venne deliberato nel 1321 dai magistrati cittadini allo scopo di costruire due nuovi palazzi (Dei Consoli e del Podestà) ed una piazza centrale che costituisse il nuovo fulcro cittadino in sostituzione della precedente residenza comunale. I lavori iniziarono nel 1332, guidati dall’architetto Angelo da Orvieto, ma dovettero interrompersi con l’avvento della Signoria dei Gabrielli per diversi decenni, dal 1350 al 1384. Solo alla fine del secolo successivo, nel 1482, furono conclusi i lavori di realizzazione della piazza. Nel 1508 venne realizzato un lungo loggiato sul lato della valle, che venne poi abbattuto nel 1839. L’immensa piazza si estende ad abbracciare i quattro quartieri cittadini di S. Andrea, S. Giuliano, S. Martino, S. Pietro rispondendo al proposito funzionale per il quale era stata costruita, tuttavia dei due Palazzi che dovevano completare il progetto, solo Palazzo dei Consoli venne terminato mentre quello del Podestà rimase incompiuto. Il lato nord-orientale della piazza venne infine incorniciato dal neoclassico Palazzo Ranghiasci.

Oggi Piazza Grande, con la sua imponente mole architettonica, l’eleganza dei suoi loggiati e l’unicità del suo progetto, costituisce il suggestivo ed inimitabile teatro delle numerose tradizioni popolari di Gubbio.

Su Piazza del Popolo si affaccia il Teatro Comunale di Gubbio, il cui progetto venne presentato nel 1713 da un’accademia di nobili eugubini. La decorazione interna, venne realizzata alcuni anni dopo, nel 1737, ed affidata alle sapienti mani di due famosi artisti originari di Parma: l’architetto Maurizio Lottici ed il pittore Giovanni Mattioli. L’edificio venne dunque inaugurato in occasione del Carnevale dell’anno successivo, da subito ospitò recite e concerti fino ai primi problemi strutturali che si presentarono nel 1822 che richiesero un importante intervento di restauro e modifica dell’assetto originario.

I lavori iniziarono nel 1840 sotto la direzione dell’ingegnere Ercole Salmi, il quale procedette addirittura all’acquisto della casa attigua per consentire l’ampliamento del palcoscenico. Tra il 1859 e il 1862 si procedette anche alla decorazione interna, attività che vide come protagonisti alcuni importanti artisti locali e stranieri tra cui Raffaele Antonioli, Ulisse Baldelli e Nazzareno Lunani.

Il nuovo teatro venne dunque inaugurato per la seconda volta nel 1862 e fu sede di una fiorente attività artistica e culturale per un secolo fino al 1961 quando, ancora una volta, venne dichiarato inagibile per le precarie condizioni strutturali.

Una nuova campagna di interventi si aprì nel 1975 sotto la direzione dell’ingegnere Giuseppe Tosti e si concluse nel 1985 con la riapertura definitiva del Teatro, il quale è stato intitolato al maestro Luca Ronconi nel 2015.

Nella versione attuale il Teatro Comunale ha una capienza di 414 posti ed ospita una ricca stagione teatrale che anima la vita cittadina di Gubbio ogni anno.

Il Palazzo del Bargello sorge in pieno centro storico a Gubbio, lungo via dei Consoli. Rappresenta un mirabile esempio di architettura medievale in stile gotico perfettamente conservatasi ed è così chiamato dal nome del magistrato, capo della polizia comunale, che aveva in questo edificio la propria sede.

Il palazzo del Bargello a Gubbio, costruito all’inizio del Trecento, è oggi sede dell’Esposizione Permanente della Balestra . In un itinerario che si articola su tre sale, sono esposte diverse tipologie di balestre, da postazione o manesche, insieme a riproduzioni fedeli di costumi originali dell’epoca. L’esposizione è un omaggio al famosissimo Palio della Balestra, festività popolare che si celebra ogni anno in città l’ultima domenica di maggio.

Sebbene il Palazzo si distingua per la pregevolezza delle sue forme, deve la sua fama alla nota Fontana dei Matti, la quale venne costruita nel Cinquecento (e poi ristrutturata negli ultimi due secoli) nella piazzetta antistante il palazzo dal quale prende il nome: Largo del bargello.

La tradizione vuole che chiunque aspiri ad ottenere l’ambito titolo di “matto” conferito dalla città di Gubbio, debba sottoporsi al rituale che prevede di correre per tre volte intorno alla fontana ed essere battezzato con la sua acqua.

L’edificio comunemente noto come Casa di Sant’Ubaldo, in realtà è l’antica dimora signorile della famiglia Accoromboni di Gubbio. Nessuna documentazione ufficiale, in realtà, conferma il fatto che il palazzo abbia ospitato il patrono eugubino al suo interno. Si tratta di un edificio medievale, realizzato tra il Duecento ed il Trecento sullo stile architettonico della città, oggi ancora ben conservato nonostante i numerosi rimaneggiamenti. Pare che la facciata venne arretrata e completamente rifatta in seguito alla costruzione degli importanti palazzi cittadini antistanti. La casa di sant’Ubaldo infatti sorge a pochissima distanza da Piazza Grande e dal Palazzo dei Consoli.

L’edificio è attualmente proprietà dell’Università degli Studi di Gubbio ed è affidato al gruppo degli Sbandieratori della città. Al suo interno, si conservano ancora molti resti della decorazione muraria originaria e sono allestite alcune sezioni di esposizioni visitabili: la sezione dedicata all'”Iconografia del Patrono” è composta da dipinti di varia provenienza databili tra il XVI e XIX secolo; la sezione dedicata a “Dipinti e Maioliche” raccoglie pitture pregevoli e maioliche di vari artisti che vanno dal XVII al XX secolo, con decorazioni della tradizione e moderne.

Scopri cosa fare a Gubbio.

Se non siete stanchi di chiese e monumenti, all’interno delle mura potrete ancora visitare l’esposizione museale del Museo Civico. Ospitata presso il Palazzo dei Consoli, è articolata in due sezioni: la Pinacoteca ed il Museo Archeologico. Nonché quella del Museo della Ceramica di Porta Romana. Si trova in via Dante, all’interno della Torre di Porta Romana. Vanta in particolare una ricchissima collezione di oltre trecento pezzi di maioliche a riflessi, realizzate tra il Rinascimento ed il Novecento.

Non perdete, in aggiunta a questo, i capolavori conservati nel Museo d’Arte del Palazzo Ducale. E, a poca distanza — ai piedi del Duomo— la mirabile raccolta del Museo Diocesano. Ospita la famosa “Botte dei Canonici” (rarità unica per gli amanti di enologia) e meravigliosi esemplari di pittura e scultura del due-trecento. Con un unico biglietto è possibile effettuare la visita al museo e alle Chiese di Santa Maria dei Laici e di Santa Maria Nuova. Fanno anch’esse parte del medesimo polo museale intitolato “La via dell’arte e del culto”.

Se, per esempio, amate le armi antiche non dimenticate la suggestiva Mostra Permanente della Balestra presso il Palazzo del Bargello. Un omaggio alla famosa cerimonia popolare del Palio della Balestra. Provate, in alternativa, a distendere la mente con una bella passeggiata rigenerante. Avrete modo di sgranchire le gambe nei Parchi cittadini del Teatro Romano e di Ranghiasci.

Per gli amanti del trekking e delle passeggiate non mancheranno itinerari imperdibili. Molti ripercorrono gli affascinanti viaggi del poverello di Assisi. In particolare, il più famoso tra tutti è il Sentiero di San Francesco. Lungo 192 chilometri va dal Santuario de La Verna, dove Francesco ricevette le stigmate, fino ad Assisi, passando per Gubbio.

Ai confini meridionali della città, potrete visitare il bellissimo Parco della Vittorina, con la Chiesetta che si erge al suo interno legata alla tradizionale devozione eugubina per il santo francescano. Qui si racconta che il frate incontrò ed ammansì la lupa feroce che creava tanti problemi agli abitanti della città.

A qualche chilometro dal centro storico, sulla collina antistante il Monte Igino troverete il Parco di Coppo. Un’attrezzata area picnic con zone giochi per bambini, ristorante, bar e servizi annessi. Dopodiché, se non siete ancora soddisfatti, e amate gli sport più estremi, Gubbio ed il suo territorio avranno ancora parecchio da offrirvi. Visitate il Parco del Monte Cucco e la Gola del Bottaccione. Potrete sbizzarrirvi tra speleologia, visite guidate in grotta, torrentismo, biking e persino volo libero.

Per saperne di più...

LA STORIA DI GUBBIO DALLE ORIGINI AL MEDIOEVO

Per la sua felice posizione geografica e soprattutto grazie alla presenza di corsi d’acqua che rendevano fertile l’intera regione, l’area in cui sorge la città fu abitata e frequentata fin da tempi molto antichi. Numerose grotte nei dintorni del centro urbano hanno restituito resti ceramici, asce ad armi in pietra che testimoniano l’esistenza di insediamenti umani fin dal Paleolitico e dall’Età del Bronzo. In Umbria, una delle culle della civiltà etrusca, nell’antico centro denominato Ikuvium, sorse una delle più floride civiltà preromane di cui abbiamo testimonianza grazie al più prestigioso ritrovamento archeologico dell’Italia centrale: le Tavole Eugubine. Su queste sette lastre in bronzo risalenti al III-I secolo a.C., oggi conservate al Museo Civico-Palazzo dei Consoli, sono descritti rituali cerimoniali, di vita quotidiana e prescrizioni sull’ordinamento giuridico della città-stato nella duplice lingua umbra e latina. La potenza e l’autonomia della città-stato è testimoniata dal rispetto che gli stessi romani le accordarono nel periodo della loro espansione nell’Italia centrale. Così quando gli Etruschi, alleati con Sanniti, Umbri e Galli entrarono in conflitto con la nascente potenza romana, gli abitanti di Ikuvium rimasero neutrali e stipularono nel 295 a.C. un patto di alleanza con Roma stessa. La scelta politica valse ancora circa due secoli di pace e prosperità, fino a quando le ingerenze romane nei confronti della città-stato divennero insostenibili e costrinsero gli Umbri alla rivolta, che venne duramente sedata dai Romani con l’inclusione della città nella tribù Clustumina (90 a.C.) e la proclamazione del Municipium di Eugubium (o Iguvium) nell’80 a.C., al termine della guerra civile.

La dominazione imperiale costituì un periodo fiorente e proficuo per la città di Eugubium, che si arricchì di imponenti ed eleganti edifici pubblici e privati, ne è prova la grandiosità del teatro, che doveva ospitare circa settemila persone arrivando a superare in grandezza il contemporaneo teatro di Pompei.

Le sorti della città cambiarono drasticamente alla caduta dell’impero, quando nel VI secolo Gubbio seguì le sorti di tutte le altre città italiche venendo conquistata dai Goti, prima distrutta da un generale di Totila (552) e poi ricostruita da Narsete. Con alterne vicende cadde prima in mano ai Bizantini (592) poi ai Longobardi (772), fino a che nel X secolo non venne distrutta ancora una volta per mano degli Ungari, attraversando un periodo di profonda crisi che si concluse finalmente intorno all’anno Mille.

 LA STORIA DI GUBBIO DURANTE L’ETA’ COMUNALE ED IL RINASCIMENTO

A partire dall’XI secolo, Gubbio conobbe un breve periodo di sottomissione all’autorità del Vescovo prima di assurgere al rango di Libero Comune. In qualità di città libera attraversò un periodo di intensa attività militare che la portò nel 1080 a sostenere Firenze contro l’assedio di Enrico IV, e poi nel 1138 a doversi difendere lei stessa dall’assedio ordito da Federico Barbarossa. Nel 1151 Gubbio vinse una durissima battaglia contro undici città nemiche guidate dalla rivale città di Perugia. Tale vittoria le valse gli onori ed il riconoscimento di molti sovrani del tempo, tra i quali gli stessi Enrico IV, il Barbarossa ed Ottone IV.

Fu in questo periodo che si affacciò sulla scena un personaggio chiave della storia eugubina, Ubaldo Baldassini, divenuto vescovo nel 1128 e proclamato santo nel 1192, a circa trent’anni dalla morte avvenuta nel 1160. Grazie al sostegno morale e strategico fornito ai suoi concittadini, Ubaldo fu oggetto di una venerazione che non venne mai meno, tanto che ancor oggi il vescovo è patrono della città e a lui è dedicata la più importante cerimonia della tradizione popolare: la corsa dei Ceri del 15 Maggio.

Le mire espansionistiche di Gubbio dovettero tuttavia arrestarsi bruscamente nel 1217, quando venne duramente sconfitta da un esercito perugino. Nonostante le lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, che imperversavano in tutta l’Italia centrale, la città conobbe un periodo di relativo splendore con un notevole aumento demografico e la costruzione di importanti edifici pubblici e religiosi, quali la Cattedrale ed i Palazzi dei Consoli e del Podestà. Nel 1262 la parte guelfa riuscì ad avere la meglio e a guidare le sorti del Comune fino al 1350, quando ebbe inizio la tirannia del ghibellino Giovanni Gabrielli. Fu il cardinale Albornoz pochi anni dopo, nel 1354, a sconfiggere l’usurpatore portando la città sotto l’egida papale.

Gli eugubini dovettero mal sopportare l’autorità ecclesiastica alla quale si ribellarono nel 1376, dando inizio ad un nuovo periodo di lotte intestine che indebolirono la città, rendendola facile preda dei conti di Montefeltro. I duchi di Urbino guidarono le sorti del Comune per circa tre secoli, prima i Montefeltro (dal 1384 al 1508) poi i Della Rovere (dal 1508 al 1631), trasformarono Gubbio in un fiorente centro rinascimentale. Su commissione di Federico di Montefeltro e poi del figlio Guidobaldo si procedette alla realizzazione del bellissimo Palazzo Ducale con la creazione dello studiolo eugubino sulla falsa riga di quello più famoso urbinate. Fu in questo periodo che si svilupparono alcune delle arti che ancor oggi costituiscono l’eccellenza artigiana della città, quali la lavorazione della ceramica, del legno e del ferro battuto portando un periodo di ricchezza e prosperità che ebbe fine nel XVII secolo, con la dominazione della Chiesa.

 LA STORIA DI GUBBIO DURANTE L’ETA’ MODERNA

Nel 1631, estintasi la dinastia dei Della Rovere, la città cadde nuovamente sotto il controllo dell’autorità papale, attraversando una fase di decadenza politica ed economica. Nel Settecento con l’arrivo delle truppe Napoleoniche, Gubbio venne annessa prima alla Repubblica Cisalpina (1798) e poi a quella Romana (1798-99) per passare, infine, al Regno Italico (1808-14), questa serie di vicende politiche e militari sottrassero stabilità e prosperità alla città che solo a partire dal 1860, con l’annessione al nascente Stato italiano, conobbe una lenta fase di ripresa e poté trasformarsi nella bellissima culla di storia e tradizioni divenendo la vivace meta turistica che è oggi.

Scopri il grande artigianato di Gubbio.

Tra le antiche mura di questa città medievale si conservano ancora le arti del passato, grazie alla freschezza e la maestria proprie degli artigiani fin dai tempi più antichi. Numerose attività contribuiscono a formare quel grande patrimonio artistico e di artigianato che per Gubbio rappresenta una vera e propria ricchezza, dalla realizzazione di ricami pregiati alla lavorazione di pelle e cuoio, ma le attività artigiane che vantano un posto tra le eccellenze della tradizione, non solo eugubina ma umbra ed italiana, sono la lavorazione della ceramica, del legno e del ferro battuto. Tramandate di generazione in generazione divenendo in età moderna il vanto della città, queste arti si svilupparono soprattutto a partire dal XV-XVI secolo sotto la fiorente signoria dei Conti di Urbino, Le splendide ceramiche eugubine sono legate soprattutto all’opera del famoso lustratore Mastro Giorgio Andreoli, i cui capolavori sono conservati all’interno del Museo cittadino della Ceramica di Porta Romana. In epoca più recente, a partire dal 1920, l’attività conobbe una nuova fase di espansione con l’apertura di numerose botteghe cittadine. La tradizione della lavorazione del legno viene custodita dalla storica Università dei Falegnami, tutt’ora operante, capofila delle numerose botteghe di artigiani di mobile in stile, soprattutto rinascimentale, e delle scuole di giovani impegnati nella produzione di liuti e nel restauro di arredi lignei.

Camminando per le strade cittadine vi consigliamo di sostare presso una delle numerose botteghe dei fabbri disseminate in tutto il centro storico, al loro interno infatti è ancora possibile ammirare la strabiliante abilità di questi artigiani impegnati in una rivisitazione moderna, con accenni di Art Noveau e Art Decò, delle tradizionali forme gotico-rinascimentali. Passato e presente a Gubbio hanno trovato il modo di fondersi armonicamente insieme.

GASTRONOMIA  E PRODOTTI TIPICI DI GUBBIO 

Se la città ha saputo regalarvi emozioni senza confronto con le molteplici forme architettoniche dal sapore antico, la cucina locale non sarà da meno, servendovi sulle tavole imbandite dei numerosi ristoranti locali, i piatti di una tradizione sana, genuina, gustosa, tramandatasi nei secoli, quasi conservata allo stesso modo delle antiche mura di pietra. Non perdete dunque l’occasione di assaggiare la Crescia di Pasqua al formaggio e la Crescia al panaro, una gustosissima focaccia salata da accompagnare con i buonissimi salumi locali ed il Friccò (di pollo, agnello, anatra e coniglio). Ovviamente non potranno mancare le più svariate ricette in cui il tartufo bianco e nero fanno da protagonisti, ma accanto ai prodotti tipici dell’intera regione, a Gubbio troverete altre prelibatezze  come il Brustengo, un pane fritto da gustare con salumi, cipolla o rosmarino ed il Baccalà, la cui ricetta speciale prevede che venga immerso nel latte prima di venire cotto nel forno con le spezie. E per chiudere in bellezza non dovrà mancare il dolce: i tradizionali Ganascioni delle Suore di Santa Lucia vi faranno desiderare di restare in città, soprattutto dopo aver sorseggiato la bevanda che da sempre li accompagna: il Barcarola, una sorta di caffè a base d’orzo e mistrà (liquore tipico ottenuto dalla distillazione di alcool di vino ed aromatizzato con l’infusione di anice, servito con una sottile fettina di limone). Vi piangerà il cuore al pensiero di dover abbandonare la tavola!

OLIO E VINO

Come tutto il territorio della regione, anche le valli che circondano il territorio eugubino sono ricche di vigneti e oliveti che portano, sulle tavole locali, il gusto prelibato dell’olio extra vergine d’oliva e del buon vino.

Sebbene la città non vanti una produzione specifica e peculiare, non mancherete di trovare, in locali e ristoranti, i gusti più autentici e genuini che solo l’Umbria sa regalare.

Non si può parlare di Gubbio senza parlare dei suoi Ceri e della festa ad essi dedicata, uno degli eventi che ha reso celebre la città. Il 15 maggio di ogni anno tre monumentali strutture lignee, composte da due prismi ottagonali cavi sormontati dalle statue dei tre santi protettori delle arti della città, vengono portate in corsa per le strade cittadine su un percorso di circa 4 chilometri che si arrampica fino alla sommità del Monte Igino, dove sorge la Basilica di S. Ubaldo. In occasione della cerimonia solenne, le strade si decorano dei colori dei tre santi: il giallo di Sant’Ubaldo (Patrono della città e protettore di muratori e scalpellini), il blu di San Giorgio (protettore di commercianti ed artigiani) ed il nero di Sant’Antonio (protettore di contadini e studenti). Nell’aria risuonano le note del Campanone del Palazzo dei Consoli quando, nel pomeriggio, comincia la corsa che non è una gara perché i santi arrivano alla Basilica nell’ordine di partenza, con Sant’Ubaldo sempre in testa. Lo sforzo fisico sostenuto dai ceraioli non è da poco: squadre di dieci individui portano sulle spalle, per un tragitto massimo di settanta metri, i monumentali ceri alti quattro metri e pesanti circa 400 chili, prima di venire sostituiti da una seconda squadra. L’evento costituisce il momento più atteso dell’anno per gli abitanti di Gubbio, le sue origini si perdono nella storia. Secondo alcuni la festa sarebbe nata in epoca pagana dai riti dedicati alla dea Cerere, protettrice delle messi, secondo altri sarebbe la riproduzione del corteo funebre che accompagnò al lume di candela, il feretro di Sant’Ubaldo nel giorno della sua morte, il 16 maggio 1160. Qualunque sia la verità, la Festa dei Ceri è sicuramente un appuntamento da non perdere!

Alla tradizione medievale della città sono strettamente legate altri due eventi che animano le contrade di Gubbio: il Palio della Balestra, l’ultima domenica di maggio, ed il Torneo dei Quartieri, il 14 Agosto, entrambe dedicate al tiro a segno con la balestra medievale. Il primo vede sfidarsi i membri delle Società Balestrieri di Gubbio e di Sansepolcro, il secondo è riservato ai balestrieri eugubini dei quattro quartieri cittadini (Sant’Andrea, San Giuliano, San Martino, San Pietro).

Se è vero che storia e tradizione la fanno da padrone, è pur vero che Gubbio è anche molto di più: gli amanti della musica dovranno visitare la città nei mesi estivi di luglio e agosto in occasione del Gubbio Summer Festival, un appuntamento ormai atteso da cittadini e turisti che dà spazio ad esibizioni musicali di concertisti, docenti e professionisti, ma anche di tantissimi giovani talenti provenienti da tutto il mondo, regalando agli ascoltatori emozioni senza tempo.

Se infine amate le luci e l’atmosfera natalizia, Gubbio vi stupirà con un’idea senza precedenti: L’Albero di Natale più Grande del Mondo, è lo spettacolo suggestivo di un abete natalizio composto da più di 800 punti luminosi, alto 800 metri e largo 400, che si estende lungo l’intero versante del Monte Igino, dalla valle alla cima, e viene acceso ogni anno il 7 Dicembre.

Inutile usare parole per descrivere emozioni!

Aggiunto ai preferiti con successo.

Per creare il tuo itinerario avremmo bisogno di qualche informazione in più: indica dunque le date che preferisci, quanti siete e dai un valore ai tuoi interessi, così potremo iniziare a comporre la tua timeline insieme.